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Aprire una startup in Italia: tra adempimenti e difficoltà per avere finanziamenti

Aprire una startup in Italia, lanciarsi in una nuova attività imprenditoriale, è sicuramente uno dei pensieri che hanno giovani e disoccupati, e chi è investitore. Va di moda anche la startup innovativa. Ma conviene? Tra adempimenti, costi di apertura e di gestione, e difficoltà ad avere incentivi alle assunzioni e finanziamenti a fondo perduto, ecco che lo scenario italiano rende difficile questo passo. Ecco una panoramica, anche su alcuni costi.
A cura di Antonio Barbato
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E’ molto di moda in Italia in periodo di crisi occupazionale il pensiero “ora apro un’attività imprenditoriale” oppure l’equivalente di “devo aprire una startup”. Ancor di più, negli ultimi tempi il pensiero dei giovani italiani si rivolge al lancio di una startup innovativa. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha recentemente visitato gli USA ed i loro colossi, ex startup, che ora fanno economia su scala mondiale consentendo occupazione per migliaia di americani. E’ proprio dagli USA che arriva l’esempio di come si lanciano le startup. In Italia gli strumenti ci sono ma, tra burocrazia e difficoltà ad avere finanziamenti, molte iniziative imprenditoriali non partono o non hanno successo.

Pubblichiamo con questo articolo una iniziale panoramica su come aprire una startup in Italia, quali sono gli adempimenti per avviare la startup e quali sono in linea generale le possibilità di ottenere incentivi o finanziamenti statali, a fondo perduto o anche con prestiti agevolati.

Cosa è una startup

Wikipedia ci dà la definizione di startup: “Con il termine startup si identifica la fase iniziale per l'avvio di una nuova impresa, cioè quel periodo nel quale un'organizzazione cerca di rendere profittevole un'idea attraverso processi ripetibili e scalabili. Inizialmente il termine veniva usato unicamente per indicare la fase di avvio di aziende nel settore internet o tecnologie dell'informazione. Successivamente il termine è diventato sinonimo di ciò che in borsa viene chiamato matricola”. Sostanzialmente sono startup tutte le nuove attività di impresa, individuale o sotto forma societaria.

Le startup innovative. Si tratta di un particolare tipo di startup, che hanno una legge dedicata ed alcune agevolazioni. Secondo la definizione di legge “è la società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Società  Europea, residente in Italia, che possiede una serie di requisiti” tra i quali come oggetto sociale esclusivo lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.

Queste startup possono beneficiare di alcune deroghe relative alle assunzioni con contratto a tempo determinato, ma soprattutto di incentivi all’investimento in startup innovative. Il contribuente che investe nella startup ha il 19% della somma investita come detrazione fiscale. Ma tale disposizione vale fino al 2015. Per maggiori informazioni, vediamo la legge sulle startup innovative.

Gli adempimenti per avviare una startup

La prima cosa è la scelta della forma individuale o societaria perché dal tipo di attività o eventualmente dal tipo di forma societaria che dipendono gli adempimenti. Si può avviare una nuova attività imprenditoriale o di lavoro autonomo sia sotto forma individuale, quindi aprendo una partita IVA (scelta effettuata dai professionisti o da coloro che forniscono prestazioni di servizi o puntano ad un’attività di lavoro autonomo), oppure costituire una società a scelta tra società di persone o di capitali, quindi società in nome collettivo (s.n.c.), società in accomandita semplice (s.a.s.), società a responsabilità limitata (s.r.l.). La società per azioni (s.p.a.) è scelta da grossi investitori.

La scelta dipende dal tipo di attività, dalla disponibilità di capitali iniziali, e dal tipo di rischio d’impresa che il nuovo imprenditore vuole assumersi (se personale o limitato al capitale sociale). Le statistiche dicono che il 65% delle nuove attività sono avviate da titolari di partita IVA come lavoratori autonomi o come professionisti. Il restante 35% è distribuito tra srl, e una tra snc o sas.

La comunicazione di inizio attività: ComUnica. Per quanto riguarda gli adempimenti in Italia, per alcune attività può risultare piuttosto semplice comunicare l’avvio, per altre la burocrazia che frena è quella legata alle autorizzazioni da ricevere. In Italia esiste una comunicazione unica chiamata “ComUnica” con la quale il professionista al quale si ci rivolge per le operazioni di avvio dell’iniziativa imprenditoriale effettua una unica comunicazione per aprire la partita IVA, aprire la posizione assicurativa presso l'INAIL, chiedere l'iscrizione all'INPS dei dipendenti o dei lavoratori autonomi, chiedere l'iscrizione al Registro delle Imprese tenuto dalle Camere di Commercio. Con questa comunicazione è possibile richiedere anche l’eventuale SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per il SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive).

La scelta in materia fiscale per le imprese individuali. Per quanto riguarda le imprese individuali, quindi lavoratori autonomi o professionisti, la scelta del regime fiscale dipende dall’età, dai ricavi previsti e dalle spese imponibili ai fini IVA previste. In generale, se sono stimati ricavi per un massimo di 30.000 euro, conviene l’ex regime dei minimi, in quanto si paga un’imposta sostitutiva del 5%. E non si è soggetti all’IVA. E la tenuta della contabilità è facile. Questo per 5 anni di attività.

Per quanto riguarda i costi di apertura e di gestione fiscale, ovviamente dipende anche dal professionista al quale si ci rivolge, ma in generale i costi di avvio nelle imprese individuali si racchiudono nel compenso per la comunicazione di apertura dell’attività (stima 250 euro), la tenuta della contabilità soprattutto per chi è nel regime dei minimi ha un costo inferiore rispetto alla contabilità IVA ordinaria, anche se trimestrale (stima dai 5-600 ai 1200 euro annui). Se si aprono delle società il discorso economico è diverso. Oltre ai costi di tenuta della contabilità che dipendono sempre dal professionista al quale si ci rivolge (stima 2.400 euro), ci sono i costi di avvio, compreso il notaio.

Per quanto riguarda i costi per i contributi previdenziali, i professionisti senza cassa (ossia tutti i lavoratori autonomi che operano in un’attività in cui non c’è una cassa professionale) sono iscritti alla Gestione separata dell’Inps, e versano un’aliquota del 28,72% sul reddito. Quelli con la propria cassa (Avvocati, Commercialisti, Ingegneri, Consulenti del Lavoro, ecc.) versano i contributi secondo il regolamento della propria cassa.

Coloro che avviano un’attività, anche sotto forma societaria, che comporta l’iscrizione alla Gestione artigiani e commercianti dell’Inps, versano i contributi con un’aliquota che va dal 19,20% al 22,29% con un versamento minimo annuale che va dai 3.451,99 euro ai 3.465,96 euro. Vediamo i contributi per artigiani e commercianti.

Chi nell’avvio dell’attività assume dipendenti, ha da considerare il costo del lavoro che dipende da molteplici parametri. In generale per le imprese di nuova costituzione ci sono alcune agevolazioni contributive, ossia gli incentivi alle assunzioni.

Le statistiche sulle startup: bisogna superare i primi 4 anni. Altri costi e difficoltà di apertura dipendono da caso a caso, ma è interessante una statistica che parla di un 14% delle startup che non superano il primo anno di attività, percentuale che sale al secondo, terzo e quarto anno di attività. Ciò è indice che i primi 4 anni sono decisivi e difficili da superare, e che sono appunto gli anni in cui la startup ha bisogno di un finanziamento agevolato, ove fosse possibile ovviamente, senza che la restituzione del finanziamento stesso sia essa una causa di chiusura dell’attività.

Per quanto riguarda i costi che rappresentano uno scoglio difficile come abbiamo visto (anche se sono accenni preliminari, per valutare i costi di avvio va effettuata un’accurata analisi), sicuramente il costo del lavoro è un dato importante per chi ha dipendenti (tra retribuzione lorda, contributi a carico aziendale e altri oneri, ossia il cosiddetto cuneo fiscale). Mente per chi ha un’attività di lavoro autonomo, ivi compreso i professionisti, un importante costo è quello legato ai contributi previdenziali, un onere che toglie liquidità all’attività.

Come ricevere un finanziamento: difficoltà e tempi lunghi

Tralasciando il discorso di chiedere finanziamenti alle banche che riguarda la singola attività imprenditoriale, le garanzie che si possono dare e che in generale rappresenta sempre più una possibilità remota, vediamo quali possono essere gli aiuti provenienti da iniziative statali a finanziamento delle imprese.

Abbiamo a supporto delle startup alcune leggi, una delle più importanti è il D. Lgs. 185 del 2000 che tratta gli “Incentivi all’autoimprenditorialità e all’autoimpiego”. Sono gli incentivi alle imprese, appunto. A gestirli è Invitalia che si presenta così: “l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, agisce su mandato del Governo per accrescere la competitività del Paese, in particolare del Mezzogiorno, e per sostenere i settori strategici per lo sviluppo”.

Incentivi “autoimprenditorialità” per i giovani tra 18 e 35 anni: tutto fermo. Il titolo I del D. Lgs. 185 del 2000 disciplina l’autoimprenditorialità, che promuove la creazione di nuove società o l’ampliamento di società già esistenti.

Ma sul sito dell’Invitalia c’è questo comunicato: “Sono state modificate le norme che regolano la concessione delle agevolazioni di cui al D. Lgs. 185/00 Titolo I. Pertanto, per concedere le suddette agevolazioni, è necessario attendere l’emanazione del Regolamento di Attuazione, da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, che indicherà anche le modalità di presentazione della domanda di ammissione alle agevolazioni. Con l’avvenuta emanazione del Regolamento, sarà pubblicata, sul portale di Invitalia, la modulistica per la presentazione della domanda”. Quindi non si può avere questo incentivo, è tutto fermo.

In ogni caso l’autoimprenditorialità, dice Invitalia, è rivolta alle imprese composte in maggioranza, dei soci e dei capitali, da giovani tra i 18 e i 35 anni. L’incentivo finanzia lala produzione di beni e la fornitura di servizi in diversi settori. Gli investimenti non devono essere superiori a 2,5 milioni di euro. E le agevolazioni sono sotto forma di contributo a fondo perduto e mutuo agevolato.

Incentivi “l’Autoimpiego”: attivo per il Mezzogiorno. Quello che è stato invece recentemente riattivato (e questo vuol dire che era pure esso fermo) è l’incentivo per l’Autoimpiego previsto dal Titolo II del D. Lgs. n. 185 del 2000. Quindi è possibile accedermi, dopo aver completato l’iter però.

Ed è rivolto alle regioni del Mezzogiorno infatti c’è un comunicato: “Attualmente è possibile presentare la domanda per nuove iniziative che si localizzino nelle regioni:  Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.  La sede legale, operativa e amministrativa della nuova impresa deve essere ubicata in una di queste regioni”.

L’incentivo Autoimpiego, dice Invitalia, sostiene la realizzazione e l'avvio di piccole attività imprenditoriali da parte di disoccupati o persone in cerca di prima occupazione con gli incentivi per l’autoimpiego. Sono supportate le iniziative di:

  • lavoro autonomo in forma di ditta individuale per finanziamenti non superiori a € 25.823;
  • Microimpresa (in forma di società di persone) per investimenti non superiori a € 129.114;
  • Franchising  (in forma di ditta individuale o di società), per investimenti da realizzare con Franchisor accreditati con l'Agenzia.

Dagli incentivi per autoimpiego delle microimprese sono quindi escluse le ditte individuali, le società di capitali, le cooperative, le società di fatto e le società aventi un unico socio.

Gli incentivi supportano la realizzazione degli investimenti, con contributo a fondo perduto e mutuo agevolato, l’avvio della gestione, con contributo a fondo perduto e servizi di assistenza tecnica e gestionale.

Invitalia propone anche altre forme di incentivi alle imprese, che finanziano i progetti innovativi, o gli investimenti in alcuni settori specifici. Ulteriori incentivi sono previsti dai programmi regionali.

Resta comunque l’ultima considerazione che tra i periodi in cui gli incentivi del D. Lgs. 185/2000 sono di fatto fermi, ed i periodi in cui sono attivi ma bisogna attendere l’iter o l’ordine cronologico, l’aiuto economico a fondo perduto o con mutuo agevolato, che si potrebbe avere la fortuna di avere, è nella maggior parte dei casi fuori dalle tempistiche utili per rappresentare, l’incentivo stesso, un valido aiuto per le startup. Come abbiamo visto, la vera difficoltà è superare il primo anno di attività o comunque i primi 4 anni. E l’iter di aiuti statali e regionali è quasi sempre troppo lungo. Sempre per chi l’ottiene l’incentivo a fondo perduto.

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