1 Gennaio 2024
13:00

La paga base o minimo stipendiale in busta paga: come funziona

La paga base di un operaio o un impiegato, così come l’indennità di contingenza, l’E.D.R., il terzo elemento e le altre voci fisse in busta paga, sono determinanti per il calcolo dello stipendio mensile netto del lavoratore. L’importo mensile dello stipendio base o minimo tabellare spettante è lordo e non netto, ed è stabilito dai contratti collettivi (CCNL), che prevedono periodicamente dei rinnovi. Vediamo tutte le informazioni utili, anche in riferimento alla paga base degli impiegati, operai, apprendisti, lavoratori full-time, part-time, con contratto a termine.

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La paga base o minimo stipendiale in busta paga: come funziona
Direttore editoriale e Consulente del Lavoro
La paga base o minimo stipendiale in busta paga come funziona

Nella busta paga del lavoratore ci sono una serie di voci fisse della retribuzione, indicate nella parte alta del cedolino, che spettano ogni mese in maniera continuativa e che sono determinanti per il calcolo dello stipendio spettante. Si tratta della paga base o minimo tabellare, dell’indennità di contingenza, dell’E.D.R, degli scatti di anzianità, ecc.

La paga base o il minimo stipendiale, insieme agli altri elementi fissi e continuativi della retribuzione, è uno degli elementi retributivi utili ai fini del calcolo della paga oraria, dello stipendio giornaliero, settimanale e mensile, del netto in busta paga mensile.

La paga base è lorda o netta? E' assolutamente lorda, va assoggettata a contribuzione previdenziale e tassazione Irpef.

La paga base o il minimo di stipendio incide sul calcolo della tredicesima mensilità, della quattordicesima, ma anche sul calcolo delle maggiorazioni per lavoro notturno, straordinario e festivo, compensativo, nonché supplementare in caso di part-time.

E’ importante quindi leggere la busta paga in termini di paga base o minimo di stipendio e comprendere il funzionamento di questa voce in busta paga, confrontando la stessa con quanto previsto dal contratto collettivo (CCNL) applicato dal datore di lavoro.

Questo per controllare che quanto ricevuto in busta paga sia contrattualmente corretto. Vediamo tutte le informazioni sulla paga base o minimo stipendiale tabellare.

Cosa è la paga base stabilita dai CCNL

Prima di tutto spieghiamo cosa è la paga base.

Si tratta del trattamento retributivo minimo spettante al lavoratore, ossia il compenso minimo.

Si tratta della retribuzione spettante sulla base del proprio livello di inquadramento e la propria mansione.

Viene chiamata paga base o minimo tabellare o retribuzione tabellare o stipendio base, ma può essere chiamato anche minimo di retribuzione base, salario o stipendio unico nazionale.

E’ sempre la retribuzione di base spettante al lavoratore sulla base del suo livello di inquadramento secondo il CCNL.

Paga base, salario minimo, tabelle retributive e retribuzione articolo 36 della Costituzione

La paga base è uno degli elementi della retribuzione (insieme all'indennità di contingenza, l'EDR, gli scatti di anzianità, ecc.) che sono fissati dalla contrattazione collettiva ai sensi dell'art. 36 della Costituzione.

L'articolo 36 della Costituzione prevede che "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa".

La paga base, definita dai contratti collettivi, è uno degli elementi del salario minimo spettante al lavoratore che svolge quella determinata mansione e per il quale il CCNL definisce appunto le tabelle retributive.

L’importo della paga base, infatti, è fissato nei contratti collettivi ed è generalmente stabilito in misura fissa mensile e viene rapportata a giornata o ad ora secondo le norme dei CCNL stessi.

Dove si trova la paga base nel cedolino paga

La paga base viene indicata nella parte alta del cedolino tra le gli elementi fissi della retribuzione.

E’ infatti una voce retributiva presente in tutte le buste paga del lavoratore.

Gli impiegati hanno l'importo della paga base o del minimo stipendiale espresso in valore mensile. E la cifra coincide con la cifra spettante secondo le tabelle retributive del CCNL applicato al rapporto di lavoro.

Molti operai possono ritrovarsi la paga base o il minimo stipendiale espresso in valore orario, quindi una paga base oraria e non mensile.

Per controllare se la paga oraria minima stipendiale è giusta, basta dividere l'importo mensile spettante, in base al proprio livello di inquadramento, indicato nella tabelle retributive del CCNL, per il divisore orario previsto dal CCNL stesso.

Paga base è lorda o è netta?

La paga base è lorda, non è netta.

Il minimo tabellare indicato nei CCNL è importante per il calcolo di tutti gli istituti contrattuali collegati alla prestazione lavorativa, ed è base di calcolo per determinare molte voci della retribuzione.

La paga base, infatti, è il “compenso” minimo spettante al lavoratore ma è anche l’importo mensile, insieme alle altre voci fisse della retribuzione come l’indennità di contingenza, l’E.D.R., gli eventuali scatti di anzianità, ecc., che determina il valore della retribuzione oraria e giornaliera spettante al lavoratore.

Inoltre sulla paga base, e le altre voci fisse, si calcola anche la tredicesima o la quattordicesima mensilità, e la maggiorazione per lavoro notturno, straordinario o festivo.

La paga base pertanto è molto importante per il calcolo del netto in busta paga spettante al lavoratore.

La paga base forma quindi lo stipendio lordo sul quale poi vanno calcolati:

  • i contributi previdenziali (9,19% generalmente),
  • l'esonero contributivo spettante al lavoratore sui contributi a carico del lavoratore (6 o 7%),
  • la tassazione Irpef (23%, 35%, 43% ecc.),
  • la detrazione per lavoro dipendente,
  • l'eventuale trattamento integrativo (ex bonus Renzi),
  • e lo stipendio netto in tasca.

Ecco il percorso per capire come calcolare il netto dalla paga base lorda.

Paga base di un impiegato

L’importo indicato in busta paga generalmente nella parte alta del cedolino viene poi parametrato in base all’inquadramento del lavoratore.

Nel caso di un impiegato, essendo questi retribuito in maniera fissa per 26 giornate, la paga base mensile viene divisa per il divisore giornaliero 26 per ottenere la retribuzione giornaliera lorda, che viene indicata nella parte centrale del cedolino.

L’impiegato infatti riceverà 26 giornate pagate per un importo pari proprio alla paga base mensile stabilita dal contratto collettivo applicato al rapporto di lavoro.

Paga base oraria di un operaio

Nel caso di un operaio, essendo quest’ultimo retribuito ad ore di lavoro prestate, la paga base può essere anche espressa con un importo di  retribuzione oraria nella parte alta del cedolino.

Il datore di lavoro nell’indicare nel libro unico tra le voci fisse questo importo della paga base oraria (e non quella mensile indicata nel CCNL) effettua questa operazione: divide la paga base o trattamento minimo indicato nel CCNL in riferimento al livello di inquadramento del lavoratore (es. operaio 4 livello, operaio 5 livello, ecc.) per il divisore orario, che è sempre indicato nel CCNL (es. paga base operaio metalmeccanico ha un divisore orario di 173).

Ovviamente se l'operaio lavora tutte le ore del mese del divisore orario, riceverà una retribuzione lorda pari all'importo indicato nelle tabelle retributive del contratto collettivo.

Paga base dell’apprendista

Il contratto di apprendistato prevede la possibilità di una progressione dell’apprendista su più livelli di inquadramento.

Esso può essere inquadrato fino a due livelli inferiori rispetto alla figura corrispondente alla qualifica da conseguire al termine del periodo di apprendistato.

Alcuni apprendistati prevedono che all'apprendista spetti la retribuzione tabellare mensile stabilita dal CCNL, ma in misura percentuale ridotta (es. l'85% della retribuzione tabellare nei primi 12 mesi, il 90% nei secondi 12 mesi, ecc.).

Ne consegue che la paga base è inferiore all'inizio del rapporto di lavoro e cresce durante lo svolgimento dell’apprendistato, generalmente nei primi 12 mesi, poi nei successivi 12 mesi ed infine fino al termine dell'apprendistato.

A stabilire la paga base progressiva dell’apprendista è sempre il CCNL.

Anche nel caso dell'apprendista impiegato, la paga base è espressa in valore mensile, mentre nel caso dell'apprendista operaio, la paga base è espressa in valore orario (calcolato con il divisore orario). Ma resta una retribuzione inferiore all'inizio del rapporto di lavoro che poi cresce durante l'apprendistato.

Paga base nel contratto part-time

Nel contratto a tempo parziale il lavoratore viene inquadrato con un numero di ore settimanali lavorate inferiori alle ore di lavoro a tempo pieno previste dal CCNL (normalmente 40 ore).

La paga base del lavoratore è la stessa degli altri lavoratori, ma nel cedolino il lavoratore troverà la paga base nazionale spettante per il suo livello indicata in misura piena, mentre nella parte centrale del cedolino troverà la retribuzione oraria o giornaliera spettante parametrata alla percentuale del part-time che svolge secondo contratto.

Esempio: un contratto part-time di 20 ore, il lavoratore troverà tra gli elementi fissi della retribuzione la paga base nazionale prevista per 40 ore, ma riceverà la retribuzione su una paga oraria o giornaliera calcolata al 50% della paga base, essendo 20 su 40 ore il suo orario settimanale.

Quindi il lavoratore part-time, a differenza dell'apprendista, percepisce la stessa retribuzione del lavoratore full-time, ovviamente la stessa retribuzione oraria, perché quella mensile cambia perché il lavoratore part-time lavora meno ore settimanali e mensili rispetto al lavoratore full-time o a tempo pieno.

Paga base nel contratto a termine

I lavoratori inquadrati con un contratto a tempo determinato, di qualsiasi durata, hanno gli stessi diritti dei lavoratori inquadrati a tempo pieno.

Questo vale per il contratto a tempo determinato full-time ma anche per il contratto a termine part-time.

Quindi il lavoratore impiegato avrà la paga base mensile nel cedolino paga, che corrisponde alla paga base indicata nel contratto collettivo.

Il lavoratore operario avrà la paga base oraria nel cedolino paga, che corrisponde alla paga base indicata nel contratto collettivo ma diviso il divisore orario previsto dal CCNL stesso.

Paga base conglobata: cosa è come funziona

In alcuni contratti collettivi la paga base è conglobata con l’indennità di contingenza.

L'indennità di contingenza è una voce retributiva che aveva lo scopo di adeguare la retribuzione al costo della vita e che è presente ad oggi in molti contratti collettivi.

Alcuni contratti collettivi hanno conglobato l'indennità di contingenza nella paga base o nel minimo stipendiale.

In questo caso si parla di paga base conglobata, quindi unica voce lorda che comprende sia il minimo stipendiale che l'indennità di contingenza.

Aumenti della paga base per rinnovo della tabelle retributive del CCNL

In tutti i settori e per tutti i contratti collettivi periodicamente ci sono dei rinnovi contrattuali con variazioni in aumento della paga base spettante ai lavoratori.

Al lavoratore spetta sempre l’aumento dello stipendio base, un incremento del minimo tabellare secondo quanto indicato nel rinnovo CCNL.

Salvo che le parti, datore di lavoro e lavoratore, non abbiano manifestato una diversa volontà nel contratto individuale di lavoro sottoscritto, l’incremento del trattamento minimo non può determinare assorbimenti di altre voci retributive spettanti.

L’incremento della paga base deve spettare in aggiunta alla retribuzione già percepita dal lavoratore.

Paga base e indennità di vacanza contrattuale (IVC)

Quando il rinnovo del CCNL tarda ad arrivare, ai lavoratori in caso di futuro rinnovo, per compensare i mancati aumenti della paga base e non solo, può essere riconosciuta una indennità di vacanza contrattuale.

Alcuni contratti collettivi prevedono anche il riconoscimento di un anticipo per futuri aumenti contrattuali.

Sia l'indennità IVC che l'anticipo per futuri aumenti contrattuali può essere definita come una voce retributiva che nelle more dell'aumento della paga base o del minimo stipendiale, va a compensare la mancanza di tale aumento contrattuale.

Paga base e superminimo non assorbibile

In alcuni casi il datore di lavoro e il lavoratore si accordano individualmente per riconoscere una retribuzione superiore al lavoratore rispetto alla paga base indicata nel CCNL in riferimento al livello di inquadramento del lavoratore.

Si parla in questo caso del riconoscimento di una somma di denaro fissa a titolo di superminimo individuale.

Il superminimo individuale o collettivo  può essere assorbibile, ossia che viene assorbito da futuri aumenti del CCNL, ossia proprio l'assorbimento del superminimo per la cifra pari all'aumento della paga base.

In questo caso l'aumento della retribuzione del lavoratore per rinnovo delle tabelle retributive del CCNL, laddove il superminimo sia più alto dell'aumento della paga base, è assorbito interamente, determinando un mancato aumento della retribuzione del lavoratore.

Il superminimo può essere anche non assorbibile, ossia che anche nel caso dell'aumento della paga base, il superminimo non si riduce, ma l'aumento della paga base determina un aumento della retribuzione del lavoratore, con conferma della cifra spettante a titolo di superminimo non assorbibile.

Pagamento di una retribuzione maggiore rispetto alla paga base. Dal punto di vista giurisprudenziale se un datore di lavoro pretende di ripetere, quindi di chiedere in restituzione, una somma erogata al lavoratore in misura superiore rispetto alle retribuzioni minime previste dal contratto collettivo deve dimostrare che la corresponsione della maggiore retribuzione è frutto di un errore essenziale e riconoscibile dal dipendente stesso. Lo ha stabilito la Cassazione.

Paga base in caso di mansioni superiori

Se il lavoratore viene assegnato temporaneamente a mansioni superiori (ad esempio per sostituzione di un lavoratore assente), al lavoratore compente la differenza tra la paga base del suo livello e quella del lavoratore che ha sostituito.

Questo a meno che le mansioni proprie della qualifica del lavoratore sostituto non comprendano anche lo svolgimento di compiti di sostituzione di dipendenti di grado più elevato. Lo stabilisce la Cassazione.

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Antonio Barbato
Direttore editoriale e Consulente del Lavoro
Mi occupo di consulenza del lavoro e giornalismo giuslavoristico, previdenziale e fiscale. Iscritto all’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Napoli e fondatore di uno studio professionale specializzato nel mondo del web e dell’editoria. Sono tra i soci fondatori e Vice Presidente dell’Associazione giovani Consulenti del Lavoro di Napoli. Tra i primissimi redattori di Fanpage.it, ho ricoperto, sin dalla fondazione del giornale, il ruolo di Responsabile dell’area Lavoro (Job), dal 2011 al 2022. Autore di numerose guide esplicative, dal 2023 ricopro il ruolo di Direttore editoriale di Lexplain, verticale del gruppo Ciaopeople dedicato al mondo della legislazione, del fisco, dell'economia e della finanza.
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