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Andare in pensione a 63 anni: ecco il nuovo miraggio per i giovani lavoratori

I giovani lavoratori, cioè avviati al lavoro dal 1996, interamente nel sistema contributivo, possono anticipare la pensione a 63 anni con 20 anni di contributi versati. Ma a rendere di fatto impossibile l’accesso a prepensionamento è il requisito della prima rata di pensione a 2,8 volte l’assegno sociale, vediamo perché.
A cura di Antonio Barbato
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pensione anticipata

Sarà molto difficile per i giovani lavoratori andare in pensione anticipata. O meglio, chi potrà sarà uno dei pochi fortunati. La nuova pensione anticipata voluta dal Governo Monti diventa davvero difficile da ottenere per tutti coloro che sono interamente nel sistema contributivo. Si tratta dei lavoratori che hanno cominciato a lavorare dopo la riforma Dini del 1995, appunto gli attuali giovani.

La riforma delle pensioni voluta dal Pesidente del Consiglio Monti e dal Ministro del Lavoro Fornero si è basata su quattro importanti novità: il sistema contributivo per tutti (pensione sulla base dei contributi versati), la cancellazione della pensione di anzianità (resta solo la pensione di vecchiaia ad almeno 66 anni), la modifica della pensione anticipata. E su quest’ultima che ci sono importanti novità riguardanti i giovani.

La pensione anticipata si ottiene al raggiungimento di un certo numero di anni di anzianità contributiva ed è l’unica alternativa che hanno i lavoratori per andare in pensione prima della maturazione del requisito anagrafico, che è di 66 anni per i lavoratori dipendenti e autonomi. E sarà di 67 anni a partire dal 2021 (tra 10 anni).

Requisiti per la pensione anticipata. Per gli attuali giovani, cioè coloro che lavorano dal 1 gennaio 1996, e quindi sono interamente nel sistema di calcolo contributivo (basato solo sui contributi effettivamente versati), i requisiti per avere un accesso futuro alla pensione anticipata sono:

  • Età di 63 anni;
  • Almeno 20 anni di contributi;
  • Prima rata di pensione non inferiore a 2,8 volte l’importo mensile dell’assegno sociale.

In pratica, il giovane d’oggi potrà anticipare il proprio accesso alla pensione di 4 anni (da 67 a 63 anni), avendo almeno 20 anni di contributi Inps versati. Fin qui si tratta di un vantaggio, visto che molti giovani hanno il timore di non riuscire ad accumulare neanche 20 anni di contributi all’età di 60 anni, visto le difficoltà del mondo del lavoro, la precarietà di molti. Le statistiche infatti confermano.

Giovani a lavoro a 26 anni, pensione mediamente per 8 anni. La premessa è che si augura sempre lunga vita a tutti ma secondo quanto pubblicato dalla Relazione annuale sullo stato di salute 2009-2010 del Ministero della Salute, uno dei dati più che balzano agli occhi è che con il nuovo sistema pensionistico si lavora più di 40 anni per poco più di 8 anni di pensione. In verità anche (e forse sarebbe meglio dire soprattutto) i dati dell’accesso al lavoro dei giovani non è confortevole: l’età media di accesso è attualmente 26 anni. Come dire, si studia molto di più, si è studenti fino ad almeno 26 anni restando a carico della propria famiglia.

In questo quadro generale l’avviamento al lavoro in età vicina ai 30 anni si presume che ci sarà un aumento futuro della domanda (o desiderio) di pensionamento anticipato (a 63 anni, mica a 50 anni), visto che a conti fatti probabilmente molti degli attuali giovani, come abbiamo detto, arriveranno all’età di 63 anni con poco più di 20 anni di contributi, se gli va bene. Questi, come abbiamo visto, sono i requisiti di età e di contributi previsti appunto dalla riforma sulla pensione anticipata per tutti coloro che sono nel sistema contributivo a pieno (cioè chi lavora da dopo il 1995). Ma lo abbiamo già detto sarà molto difficile andare in pensione a 63 anni perché c’è un però, ed è molto pesante. Di fatto limita (o impedirà) l’accesso al pensionamento anticipato della maggioranza degli interessati.

Il requisito beffa: Pensione almeno 2,8 volte l’assegno sociale

E’ il terzo requisito elencato in precedenza, è questa la condizione prevista dal Governo che di fatto impedirà, realtà di lavoro giovanile alla mano, il futuro accesso anticipato alla pensione dei giovani d’oggi, ai quali non resterà che aspettare il compimento dell’età, il requisito anagrafico, per andare in pensione, cioè 67 anni.

L’ammontare mensile della prima rata di pensione deve essere non inferiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale. Per dirla meglio, l’attuale assegno sociale è parti a 429 euro mensili. Questo vuol dire che la pensione maturata deve essere 2,8 volte 429 euro cioè poco più di 1.201 euro di rata di prima pensione.

Necessario un reddito molto alto. 45 mila euro per i dipendenti, 55 mila euro per i lavoratori a progetto, 62 mila euro gli autonomi. E’ questo l’ammontare delle retribuzione annua che deve percepire un giovane, per di più per 20 anni, per ottenere la pensione in anticipo. Il vincolo è appunto il requisito del “2,8 volte l’importo dell’assegno sociale”. 45 mila, 55 mila e 62 mila euro, sono queste le retribuzioni lorde che deve produrre un giovane per maturare 1.201 di prima rata di pensione andando in pensione a 63 anni con almeno 20 anni di contributi versati.

Il montante contributivo. Questo dato viene fuori dalla proiezioni sul montante contributivo necessario per arrivare ad una pensione di circa 15.000 euro annui (1.200 mensili). Il montante contributivo è la somma dei contributi pagati durante la vita lavorativa. Nel caso in questione sono 20 anni di contributi ed il montante contributivo deve essere di circa 297 mila euro di contributi versati in 20 anni, una bella cifra. Una volta raggiunto un versamento simile in 20 anni di contribuzioni, si supera il parametro della prima rata di pensione 2,8 volte l’assegno sociale, cioè 1.200 euro. 297 mila euro per 20 anni corrispondono a poco meno di 15.000 euro di contributi versati per ogni anno.

45.000 euro di reddito per lavoratori dipendenti. Il calcolo è presto fatto: se l’aliquota contributiva Inps è pari a circa un terzo dell’imponibile contributivo del lavoratore dipendente, quest’ultimo per versare (o per meglio dire vedersi versare dall’azienda) 15.000 euro di contributi all’anno dovrà avere un reddito imponibile, un lordo in busta paga di 45.000 euro per ogni anno (15 mila moltiplicato per tre). E questo per 20 anni di contributi come minimo.

55.000 euro per i lavoratori a progetto. Nel caso di lavoratori iscritti alla gestione separata, quindi i lavoratori a progetto, la percentuale di contributi dovuti all’Inps è il 27,72% di cui un terzo versato dal lavoratore e due terzi dall’azienda. Aldilà di chi versa, per ottenere 15.000 euro di contributi versati dall’azienda, il contratto a progetto stipulato con il committente dovrà essere di almeno 55.000 euro lordi annui (in modo che il 27% è pari a 15.000 euro).

62.000 euro per i lavoratori autonomi. Se si è lavoratori autonomi e quindi si versa in prima persona tutta la contribuzione all’ente previdenziale, per ottenere 15.000 euro di contributi versati, tenendo conto dell’aliquota contributiva in questo caso del 24% ad esempio per artigiani e commercianti, la retribuzione lorda necessaria sarà pari a 62.000 euro.

Questi sono i redditi lordi che mediamente deve produrre un giovane lavoratore per ottenere la pensione anticipata a 63 anni. Praticamente accede alla pensione a 63 anni solo chi ha guadagnato per 20 anni la cifra di 2.500 euro netti al mese o 3.000 nel caso di collaboratori a progetto o autonomi. Tenendo conto dell’attuale situazione lavorativa italiana dei giovani, più che un grande stimolo a produrre tanto reddito, sembra essere l’ennesimo miraggio.

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