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Lavoratori in mobilità e pensione: ecco cosa cambia dopo la Manovra Monti

I lavoratori in mobilità possono rientrare tra coloro a cui viene ancora applicata la pensione di anzianità ed il sistema delle quote previsto dal sistema pensionistico in vigore fino al 31 dicembre 2011. Tutto dipende dalle risorse stanziate e da un decreto. Vediamo quali sono i vantaggi.
A cura di Antonio Barbato
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I lavoratori italiani sono sempre più precari ed una delle categorie più importanti dei lavoratori in situazione di instabilità lavorativa è quella dei lavoratori collocati in mobilità. Che sia mobilità breve o la mobilità lunga, per questi lavoratori arriva, anche se parzialmente e con delle preoccupanti limitazioni, una buona notizia: potrebbero essere tra i salvati dal nuovo sistema delle pensioni introdotto dal Governo Monti.

La riforma delle pensioni ha modificato il sistema pensionistico italiano in maniera radicale. E’ stata cancellata la pensione di anzianità ed il sistema delle quote ad esso collegato, è stata modificata la pensione di vecchiaia ed è stata introdotta una nuova pensione anticipata. E si tratta di tutte novità che nella maggior parte dei casi, allontanano l’accesso alla pensione dei lavoratori.

Dal 2012, e questa è una buona notizia, inoltre sparisce la finestra mobile che posticipava di 12 mesi l’incasso della prima rata di pensione. Ora si incassa il mese dopo aver fatto la domanda. Dal 2013 però le pensioni saranno adeguate alla speranza di vita, il meccanismo attraverso il quale con cadenza prima triennale e poi biennale, saranno adeguati i requisiti di accesso alla pensione sulla base delle statistiche dell’Istat sull’aspettativa di vita.

Fatte queste doverose premesse, per i lavoratori in mobilità poteva esserci una “buona notizia con riserva” che si contrappone alla situazione di precarietà della propria vita lavorativa, una notizia legata al loro personale futuro accesso alle pensioni. Come dire, se una delle speranze per uscire dal vortice della precarietà è quella di farcela a raggiungere la pensione, allora la riforma Monti da un lato spaventa, dall’altro lato dà una speranza. Tutto dipende dalla propria “vicinanza” alla maturazione dei requisiti pensionistici e, soprattutto, dalla riserva posta dal Governo alla “buona notizia”.

Il Governo Monti ha introdotto per i lavoratori in mobilità quello che potrebbe diventare un esonero, una deroga che attribuisce loro ancora vecchio sistema pensionistico in vigore fino al 2011 come sistema per l’accesso alla pensione. La notizia è importante, significa non rientrare tra coloro che accedono alla pensione con i nuovi requisiti, ma restare, anche dal 2012, tra coloro che possono accedere alla pensione con il vecchio sistema, quindi il sistema delle quote della pensione di anzianità e la vecchia pensione di vecchiaia.  Il sistema pensioni 2011 ha genericamente requisiti di età anagrafica e di anzianità contributiva più facili da raggiungere.

L’esonero con riserva dei lavoratori in mobilità

La riserva delle risorse a disposizione. Il condizionale è d’obbligo ed è la riserva a cui accenniamo: il Governo ha posto un limite, quindi una condizione importante, di tipo finanziario. Il rientro nel sistema pensionistico fino al 2011 dei lavoratori in mobilità è condizionato alle risorse a disposizione dell’ente pensionistico dal 2013. Quindi è tutto da decidere, quanti lavoratori hanno questa agevolazione e quante sono le risorse destinate allo scopo.

Prima si è parlato di 50.000 persone, poi di 65.000 persone, ora si è legato il tutto alle risorse disponibili e, soprattutto ad un decreto da emanarsi ad hoc. Le risorse stanziate ammontano a 240 milioni di euro per il 2013, 630 milioni di euro per il 2014, 1.040 milioni di euro per il 2015.

Agli enti previdenziali (Inps, Inpdap, ecc.) spetta il compito di monitorare, sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro o dell’inizio del periodo di esonero, delle domande di pensionamento presentate dai lavoratori interessati che intendono avvalersi dei requisiti di accesso e del regime pensionistico in vigore fino al 31 dicembre 2011.

Mobilità e accordi sindacali o collettivi entro il 4 dicembre 2011. Oltre alla condizione prevista dal Governo Monti sulle risorse disponibili, la legge indica precisamente quali sono i lavoratori in mobilità che possono accedere al sistema pensionistico in vigore fino al 31 dicembre 2011, anche in data successiva (quindi dal 2012 in poi). Sono i seguenti:

  • i lavoratori collocati in mobilità breve sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 4 dicembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità;
  • i lavoratori collocati in mobilità lunga, per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 4 dicembre 2011.

C’è una piccola ma sostanziale differenza, nel primo caso gli accordi devono essere firmati prima del 4 dicembre (quindi entro il 3 dicembre), nel secondo caso gli accordi collettivi devono essere stipulati entro il 4 novembre, quindi compreso tale giorno.

Altri lavoratori precari con deroga. Non solo i lavoratori in mobilità sono esonerati dal nuovo sistema pensionistico, sempre entro i limiti delle risorse disponibili. Ci sono anche altre categorie di lavoratori, sono le seguenti:

  • I lavoratori titolari di fondi di solidarietà di settore e i lavoratori ai quali è stato previsto il diritto all’accesso ai fondi di solidarietà entro il 4 dicembre 2011. Nel secondo caso, i lavoratori restano a carico dei fondi di solidarietà fino a 59 anni e poi accedono al pensionamento sulla base del sistema pensionistico in vigore fino al 2011;
  • I lavoratori che prima del 4 dicembre 2011 avevano o hanno in corso l’istituto dell’esonero di servizio.

Per questi lavoratori, come i lavoratori in mobilità, la deroga con l’applicazione del sistema pensionistico in vigore fino al 31 dicembre 2011 è sempre condizionata alla disponibilità di risorse finanziarie. Tra l’altro le risorse a disposizione sono vincolati anche per altre categorie di esonerati con riserva. I lavoratori in mobilità, sia breve che lunga, non sono infatti gli unici precari del mondo del lavoro a cui il Governo ha pensato nell’inserire l’art. 24, commi 14 e 15, del decreto Legge n. 201 del 2011, la riforma Monti.

Tra i lavoratori esonerati ci sono anche i lavoratori destinatari, alla data del 4 dicembre, di prestazioni a carico dei fondi di solidarietà, i lavoratori autorizzati alla contribuzione volontaria, sempre prima del 4 dicembre, ed il lavoratori che hanno in corso l’esonero dal servizio, che è stato poi abrogato. Non risultano invece salvati i lavoratori che hanno adottato l’incentivo all’esodo.

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