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Riforma del lavoro: buoni voucher Inps alla madre per la baby sitter

Dalla riforma lavoro arriva un aiuto ai genitori lavoratori: buoni lavoro o voucher Inps riconosciuti alla madre per l’acquisto dei servizi di baby-sitting o per i servizi per l’infanzia pubblici o privati convenzionati. Si tratta di prestazioni Inps alternative al concedo parentale. Il decreto ministeriale ha stabilito un contributo di 300 euro mensili per un massimo di 6 mesi. Vediamo tutti gli aspetti.
A cura di Antonio Barbato
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riforma lavoro

(UPDATE – aggiornamento 22 febbraio 2013) – La riforma del lavoro, la legge n. 92 del 2012, è intervenuta in maniera incisiva sui contratti di lavoro flessibili e sui licenziamenti. Così come ha introdotto delle novità riguardo la cura dei figli e le tutele dedicate alla maternità e alla paternità. Il padre ad esempio può fruire ora di un congedo di paternità obbligatorio di un giorno da utilizzarsi entro 5 mesi dalla nascita del figlio. Inoltre c’è la possibilità per il padre di astenersi in maniera facoltativa per altri due giorni, ma in sostituzione della madre e in relazione al suo periodo di astensione obbligatoria da lavoro. Tutto con copertura retributiva da parte dell’Inps.

Oltre alle misure destinate al padre, la riforma ha introdotto anche una interessante misura a favore della madre lavoratrice, o in generale dei genitori che hanno avuto un bambino. Si tratta di una misura sperimentale che potrebbe essere di ottimo aiuto alle madri lavoratrici: la possibilità di ricevere buoni voucher Inps per il  pagamento del servizio di baby-sitting. Analoghi buoni possono essere riconosciuti alla madre del bambino per far fronte agli oneri relativi alla rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati. La misura è partita il 1 gennaio 2013 ed è prevista per il biennio 2013-2015.

Si tratta di una misura previdenziale sperimentale avviata con la riforma del lavoro voluta dal Ministro Fornero, la legge n. 92 del 2012 in vigore dal 18 luglio 2012. L’obiettivo è quello di offrire un sostegno per permettere alla madre di usufruire dei servizi per l’infanzia, al termine del periodo di congedo di maternità e per gli 11 mesi successivi, ed in alternativa al congedo parentale. La norma che consente la corresponsione di voucher alla madre lavoratrice è contenuta nel comma 24 lettera b) dell’art. 4 della legge n. 92 del 2012.

La legge rinviava ad un Decreto Ministeriale del Ministero del Lavoro. E’ arrivato con il D.M. 22 dicembre 2012 che disciplina sia il congedo di paternità obbligatorio di un giorno (e quello facoltativo di 2 giorni), sia il contributo per l’acquisto dei servizi per l’infanzia, anche come servizio di baby sitting.

D.M. 22 dicembre 2012 art. 4. E’ prevista la “facoltà di richiedere, in luogo del congedo parentale, un contributo utilizzabile alternativamente per il servizio di baby sitting o per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati. La richiesta può essere presentata anche dalla lavoratrice che abbia già usufruito in parte del congedo parentale”.

Contributo di 300 euro mensili per un massimo di 6 mesi. La misura è interessante per i genitori che devono far fronte alle esigenze lavorative da un lato e dall’altro lato alle esigenze del bambino. Ancor più interessante è l’importo del contributo destinato ai servizi per l’infanzia: “Il beneficio consiste in un contributo, pari ad un importo di 300 euro mensili, per un massimo di sei mesi, in base alla richiesta della lavoratrice interessata”.

Le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata dell’Inps, come ad esempio coloro che sono professioniste senza cassa o collaboratori a progetto, hanno diritto ai benefici fino ad un massimo di tre mesi.

L'esclusione delle lavoratrici statali. I lavoratori pubblici non hanno diritto né al congedo di paternità obbligatorio e facoltativo, destinato agli uomini del pubblico impiego, né le madri lavoratrici hanno diritto ai voucher per le baby sitter. Lo ha comunicato il Dipartimento della Funzione Pubblica con una nota del 20 febbraio 2013. Per maggiori informazioni vediamo congedo obbligatorio e buoni voucher esclusi per i dipendenti pubblici.

Madri lavoratrici part time e contributo di 300 euro. In questo caso, le madri che hanno un contratto di lavoro a tempo parziale usufruiscono dei benefici in misura riproporzionata in ragione della ridotta entità della prestazione lavorativa. Quindi sarà possibile ottenere un importo inferiore rispetto ai 300 euro previsti.

Tipologia di servizi per l’infanzia a cui spetta il contributo. Sono i seguenti:

  • Servizio di baby sitting privato;
  • Bambino destinato alla rete pubblica dei servizi per l’infanzia;
  • Bambino destinato ai servizi privati accreditati.

L’articolo 5 del D.M. 22 dicembre 2012 del Ministero del lavoro stabilisce anche le modalità di erogazione dei contributo per l’acquisto dei servizi per l’infanzia: “il contributo verrà erogato attraverso:

  • il sistema dei buoni lavoro di cui all’art. 72 del D. Lgs. 276 del 2003 (Riforma Biagi), per i servizi di baby sitting;
  •  mentre nel caso di fruizione della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati, il beneficio consisterà in un pagamento diretto alla struttura prescelta, fino a concorrenza del predetto importo di 300 euro mensili, dietro esibizione da parte della struttura della documentazione attestante l’effettiva fruizione del servizio".

I buoni voucher o buoni lavoro sono utilizzati nel lavoro occasionale di tipo accessorio e consistono in una forma di pagamento della retribuzione, comprensiva dei contributi versati, che il datore di lavoro può utilizzare per pagare prestazioni occasionali di alcune ore (com’è ad esempio il lavoro della baby sitter).

Vedersi riconosciuti questi buoni voucher da parte dell’Inps per la propria baby sitter o per la scuola d’infanzia è una ottima cosa per la madre lavoratrice, ma bisogna verificare la convenienza in quanto i buoni voucher riconosciuti sono in alternativa al congedo parentale.

Modalità di ammissione al contributo. Per accedere all’uno (buoni voucher baby sitting) o all’altro (altri servizi per l’infanzia), la madre lavoratrice deve presentare domanda tramite i canali telematici e secondo le modalità tecnico operative stabilite dall’Inps, indicando, al momento della domanda stessa, a quale delle due opzioni intende accedere (baby sitting o struttura pubblica/privata accreditata), e di quante mensilità intende usufruire, con conseguente riduzione di altrettante mensilità di congedo parentale.

Quando presentare la domanda. Il D.M. 22 dicembre 2012 rimanda alla definizione da parte dell’Inps di uno spazio temporale, unico a livello nazionale, entro il quale presentare domanda, i cui termini iniziali e finali saranno fissati dall’Inps. Possono partecipare ai bandi, oltre alle lavoratici i cui figli siano già nati, anche quelle per le quali la data presunta del parto sia fissata entro 4 mesi dalla scadenza del bando medesimo.

La graduatoria nazionale secondo ISEE. Il beneficio è riconosciuto nei limiti delle risorse disponibili (20 milioni di euro nel 2013, 2014 e 2015), sulla base di una graduatoria nazionale che terrà conto dell’indicatore della situazione economica equivalente del nucleo familiare di appartenenza (ISEE) con ordine di priorità per i nuclei familiari con ISEE di valore inferiore e, a parità di ISEE, secondo l’ordine di presentazione della domanda. Le graduatorie saranno pubblicate dall’Inps entro 15 giorni dalla scadenza del bando. Entro i successivi 15 giorni le lavoratrici utilmente collocate in graduatoria, le quali abbiano optato per il servizio di baby sitting, potranno recarsi presso le sedi dell’Inps per ricevere i buoni voucher richiesti.

Servizi per l’infanzia solo in strutture nell’elenco Inps. L’Inps provvede alla redazione di apposite istruzioni, pubblicate sul sito istituzionale, sia per l’istituzione dell’elenco delle strutture eroganti servizi per l’infanzia aderenti alla sperimentazione, sia per le modalità di pagamento dei servizi erogati alle strutture medesime.

Madri lavoratrici: Esclusioni e limitazioni dal contributo. Ci sono madri lavoratrici che non sono ammesse al beneficio. Si tratta di coloro che, relativamente al figlio per il quale intendono esercitare la facoltà ivi dedotta:

  • risultano esentate totalmente dal pagamento della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati convenzionati;
  • Usufruiscono dei benefici di cui al Fondo per le Politiche relative ai diritti ed alle pari opportunità.

Nel caso in cui il diritto all’esenzione totale venga riconosciuto successivamente all’ammissione al contributo di 300 euro, la madre lavoratrice decade dal beneficio per il periodo successivo alla decadenza medesima, senza obbligo di restituzione delle somme percepite.

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