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Parte la corsa alle assunzioni a tempo indeterminato

8.060 euro all’anno di sconto per chi dal 2015 assume qualsiasi lavoratore con il nuovo contratto a tutele crescenti. La Legge di Stabilità 2015 prevede l’esonero dal versamento dei contributi per i primi 3 anni. Grazie a questo incentivo parte la corsa alle assunzioni a tempo indeterminato dei datori di lavoro, visto con lo sconto. Previsto però un limite di risorse di 1 miliardo di euro. Vediamo perché conviene e si risparmia rispetto al contratto a progetto o a termine.
A cura di Antonio Barbato
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assunzioni con contratto a tempo indeterminato

Con l’approvazione della Legge di Stabilità 2015 entra in vigore lo sgravio contributivo del 100% concesso ai datori di lavoro che assumono dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato dal 1 gennaio 2015. Parte quindi la corsa alle assunzioni a tempo indeterminato nei primi mesi dell’anno 2015.

Scegliere il contratto a tutele crescenti, rispetto al contratto a termine o a progetto, conviene economicamente ai datori di lavoro, agli imprenditori intenzionati ad incrementare la propria forza lavoro, vediamo perché. E perché le assunzioni vanno fatte nei primi mesi dell’anno 2015 per non rimanere senza gli sconti previsti dalla norma per esaurimento delle risorse disponibili.

Con la norma introdotta nella Legge di Stabilità 2015 viene concesso a chi stipula un nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, tipologia contrattuale voluto dal Governo Renzi, un esonero dal versamento dei contributi previdenziali per i primi 3 anni con un limite massimo di 8.060 euro annui.

Si tratta di un vero e proprio sconto per tre anni molto importante per gli imprenditori, anche perché non è necessaria alcuna anzianità di iscrizione al Centro per l’Impiego per il lavoratore. Nessuno stato di disoccupazione. L’unico limite imposto dalla norma è che il lavoratore non deve aver avuto un contratto a tempo indeterminato nei 6 mesi precedenti la sua assunzione con contratto a tutele crescenti.

Quindi è possibile assumere qualsiasi lavoratore. L’anzianità di disoccupazione certificata dal “collocamento” era invece era necessaria e prevista nella storica norma che prevedeva finora gli sgravi contribuitivi del 50% o 100%, ossia la legge 407 del 1990, tra l’altro abrogata dalla Legge di Stabilità stessa.

L’esonero contributivo è previsto fino a 8.060 euro per 3 anni, quindi i datori di lavoro possono arrivare a risparmiare fino a 24.000 euro nel primo triennio di rapporto di lavoro con ogni lavoratore assunto con contratto a tempo indeterminato dal 1 gennaio 2015 ed entro il 31 dicembre 2015.

Un deciso abbattimento del costo del lavoro che incentiva fortemente le assunzioni.

Ma attenzione al limite di risorse disponibili: oltre al limite massimo di sconto di 8.060 euro annui sui contributi previdenziali da versare, c’è anche e soprattutto un limite di risorse disponibili per l’anno 2015 pari ad 1 miliardo di euro per tutte le assunzioni agevolate con tale beneficio contributivo previsto dalla Legge di Stabilità. Quindi parte la corsa alle assunzioni a tempo indeterminato.

Esaurite le risorse, non dovrebbero essere più concesso l’esonero dal versamento dei contributi. E stando alle statistiche, il miliardo di euro a disposizione potrebbe esaurirsi nel primo semestre dell’anno 2015, nonostante le assunzioni agevolate, leggendo il testo della norma, sarebbero quelle effettuate fino al 31 dicembre 2015.

Il contratto a tutele crescenti conviene: ecco perché

Sono molti i datori di lavoro che attendevano un intervento che abbattesse il cuneo fiscale e il costo del lavoro per poter essere incentivati ad assumere con minori costi, minore forbice di costo tra il netto pagato al lavoratore e il costo totale dello stesso. E tale intervento è stato introdotto. L’esonero dal versamento dei contributi rende più conveniente il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti rispetto al contratto a progetto, il contratto a termine e le altre tipologie di assunzioni, ora vediamo perché.

Fino ad oggi, aldilà delle leggi che disciplinano il contratto a progetto, che costringono teoricamente le parti alla determinazione di un progetto al quale il collaboratore deve lavorare, tale contratto è stato notevolmente utilizzato, e abusato, da parte dei datori di lavoro per due principali motivi di risparmio:

  • Con il contratto a progetto viene instaurata una collaborazione coordinata, non un’assunzione con contratto subordinato con la conseguenza che è dovuto solo il compenso stabilito col lavoratore. Non sono dovuti altri elementi della retribuzione come i permessi, la tredicesima e la quattordicesima, e il trattamento di fine rapporto (TFR);
  • l’aliquota contributiva della Gestione Separata, con la quale si calcolano i contributi previdenziali da versare era del 28,72%, ossia decisamente inferiore alle aliquote dovute in caso di assunzione a tempo indeterminato, che in molti casi arrivano vicini al 40%. C’è in sostanza un risparmio sui contributi da versare a parità di emolumenti dati al lavoratore.

Per questi due motivi, e altri, tutte le analisi di costo rendevano non conveniente assumere con un contratto a tempo indeterminato fino all’anno 2014. Era preferibile il contratto a progetto. O al massimo un contratto a termine, visto che recentemente è stato previsto anche il contratto a termine acausale, ossia stipulabile senza ragioni giustificative. Il contratto a termine ha infatti l’indubbio vantaggio, anch’esso, di evitare al datore di lavoro il licenziamento del lavoratore, essendo presente una scadenza naturale del contratto di lavoro. E questo era un buon motivo per essere preferito, anch’esso, rispetto al contratto a tempo indeterminato.

A partire dal 1 gennaio 2015 gli scenari cambiano con le modifiche all’art. 18, che rendono più facile licenziare senza incorrere nella condanna alla reintegrazione nel posto di lavoro, e il beneficio del 100% sulle assunzioni con contratto a tutele crescenti. Anche se per il solo anno 2015 per ora, il Governo Renzi ha voluto rilanciare le assunzioni con contratto a tempo indeterminato.

L’esonero contributivo, come già detto, comporta che il versamento dei contributi da parte dei datori di lavoro non è dovuto per 3 anni fino ad un totale massimo annuo di 8.060 euro.

Con lo sconto di oltre 8.000 euro sui contributi da versare cambia lo scenario: dal 37-40% dei contributi previdenziali dovuti sul lordo in busta del lavoratore, senza incentivi alle assunzioni, si è passato al dover versare all’Inps circa 9% dei soli contributi previdenziali a carico del lavoratore, trattenuti a quest’ultimo in busta paga sul lordo in busta, quindi non a carico del datore di lavoro.

Ne consegue che, pur se sono ovviamente dovute al lavoratore le ferie, i permessi retribuiti, la tredicesima, la quattordicesima mensilità nei casi previsti, e il trattamento di fine rapporto (tutti emolumenti a carico del datore di lavoro previsti nel contratto a tutele crescenti ed invece esclusi se si stipula un contratto a progetto)  c’è questo importante beneficio contributivo fino a 8.060 euro sui contributi da versare all’Inps. Ossia cala del 25% il costo del lavoro rispetto alla RAL (retribuzione annua lorda) garantita al lavoratore. Più precisamente, cala di 8.060 euro annui il costo del lavoro e di circa 24.000 euro nel triennio.

Sono importanti risparmi per il datore di lavoro. In sostanza facendo due conti il costo del lavoro del contratto a progetto è maggiore rispetto al contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Contestualmente all’introduzione di tale beneficio infatti, sale al 30,72% l’aliquota dei contributi da versare alla Gestione Separata sui contratti a progetto. Pertanto il costo del lavoro optando per quest’ultimo aumenta pure a partire dal 1 gennaio 2015.

L’imprenditore inoltre pur se può essere comunque incentivato ad assumere con contratto a termine, vista la possibilità di eseguire rinnovi liberi di quest’ultimo nel triennio dopo le modifiche al Jobs Act, se sceglie il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti rispetto al contratto di lavoro a tempo determinato, ottiene l’esonero dal versamento dei contributi fino a 8.060 euro, mentre con il contratto a termine è invece dovuta la contribuzione piena a proprio carico.

A partire dal 1 gennaio 2015 il contratto più conveniente, per i datori di lavoro che necessitano di forza lavoro in maniera continuativa, è sicuramente il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Ovviamente come per tutte le assunzioni agevolate ci sono delle condizioni di legge da rispettare, una su tutte avere una regolarità contributiva (regolare versamento dei contributi, delle ritenute fiscali di legge), ma anche altre condizioni previste dalla Legge di Stabilità 2015. Per approfondire tali aspetti consigliamo la lettura del nostro speciale sulle assunzioni a tempo indeterminato 2015: sgravi contributivi al 100% per 3 anni. 

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