Pensioni e manovra finanziaria: la finestra mobile allunga il pensionamento reale
Con la manovra finanziaria, nel nuovo tentativo di riequilibrare i conti di oggi attraverso quelli di domani, vengono apportate importanti modifiche anche in tema di pensioni, da quelle lavorative a quelle di invalidità. La finanziaria sulle pensioni di invalidità, così come chiarito già in queste pagine, innalza la percentuale di invalidità dal 74% all'80%, raggiunti i quali, appunto, all'assegno di invalidità.
Per quanto concerne le pensioni che dovrebbero essere corrisposte alla fine del (lungo) ciclo lavorativo, il meccanismo è mutato proponendo non più lo schema delle cosiddette ‘finestre fisse', ma quello ‘a scorrimento'. Così come annunciato dal governo stesso, nonché da Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps che ha seguito personalmente questa ennesima riforma, si tratta di un provvedimento che risponde ad equità.
Un volta raggiunti i requisiti utili alla pensione si riceverà l'assegno, che si tratti di anzianità o vecchiaia, 12 mesi dopo nel caso di lavoratori dipendenti e 18 mesi dopo per i lavoratori autonomi. L'eliminazione di questo sistema risulta essere più equo di quello precedente, perché il meccanismo a finestre fisse suddivideva i tempi reali di pensionamento sulla base del semestre entro cui si erano raggiunti i requisiti. Chi li raggiungeva entro il primo semestre poteva andare in pensione a gennaio dell'anno successivo; chi nel secondo a luglio dell'anno seguente. In tal modo, raggiunti i requisiti il 30 giugno (ovvero essendo nati il 30 giugno), si trattava di attendere 5 mesi per la pensione; in alternativa, raggiunti i termini il 1 luglio doveva aspettare ulteriori 12 mesi.
Stabilendo in maniera invariabile i 12 mesi per i dipendenti e i 18 per gli autonomi, tale distorsione viene realmente a cadere, affiancando all'equità anche l'utilità di tempi pensionistici che si allungano sempre più. La finestra mobile, infatti, comporta un risparmio pari a 2,7 miliardi di euro.