Perequazioni delle pensioni: dal 2012 niente rivalutazioni oltre i 1.400 euro
Nel Decreto Legge n. 201 di riforma delle pensioni c’è una misura che riguarda anche la rivalutazione automatica delle pensioni pagate ai pensionati. La rivalutazione oggetto di riforma è la perequazione automatica Inps, quell’aumento delle rate di pensione che annualmente l’ente previdenziale applica a partire dal mese di gennaio adeguando le pensioni al costo della vita e all’inflazione. Si tratta di una norma che il Governo ha introdotto come uno dei sistemi per contenere la spesa pubblica, una manovra che incide sui pensionati, una misura che incide precisamente sulle pensioni oltre i 1.405,05 euro lordi mensili. Nel 2012 e nel 2013 ci sarà un blocco all’aumento delle pensioni oltre tale cifra.
La misura nel decreto. E’ contenuta nell’art. 24 comma 25 del Decreto Legge 201, il quale stabilisce che “In considerazione della contingente situazione finanziaria, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabilito dall'articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è riconosciuta per gli anni 2012 e 2013 esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo INPS, nella misura del 100 per cento”. Ciò vuol dire che la rivalutazione automatica tramite la perequazione delle pensioni negli anni 2012 e 2013 non verrà attuata nei confronti delle pensioni di tre volte superiori al trattamento minimo pensionistico dell’Inps, le pensioni oltre i 1.405,05 euro, per la quota eccedente tale cifra.
Il sistema di rivalutazione delle pensioni contro l’inflazione
Sia il trattamento minimo dell’Inps che il tasso di perequazione per l’aumento delle pensioni sono comunicati ogni anno dall’Inps attraverso la pubblicazione delle tabelle di perequazione. Questo sistema di rivalutazione si chiama perequazione automatica ed è un sistema con il quale l’importo della pensione viene adeguata all’aumento del costo della vita, calcolato sulla base degli indici Istat. Si tratta di un vero e proprio strumento di difesa delle pensioni dagli aumenti dei costi di vita quotidiana per i beni di prima necessità e non, dovuti all’inflazione.
La salvaguardia del potere di acquisto. Quindi con gli aumenti della pensione sulla base di questo sistema di perequazione consentono la salvaguardia del potere reale di acquisto delle pensioni. Se aumenta il prezzo dei beni anno dopo anno, con questo sistema si garantisce un tasso di rivalutazione che tiene conto degli aumenti dei costi e, come contromisura, aumenta in maniera percentuale la pensione percepita dai pensionati.
Il tasso di rivalutazione. Viene stabilito ogni anno con un decreto del Ministero dell’Economia un tasso di perequazione che è strettamene collegato al valore medio dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati (il tasso di inflazione) relativo all’anno precedente. Questa stima provvisoria, espressa in via percentuale, viene applicata dal mese di gennaio sull’importo mensile delle pensioni. Per l’anno 2012 viene quindi utilizzato il tasso calcolato sulla base del valore medio degli indici Istat rilevati nell’anno 2011. La percentuale del tasso provvisorio con riferimento per l’anno 2012 è pari al 2,6%. 2,6% di aumento della pensione, ma come detto, c’è il blocco.
Il conguaglio nella pensione di gennaio. Contestualmente alla determinazione del tasso da applicare nell’anno successivo, il Ministero dell’Economia, determina anche il valore definitivo del tasso dell’anno in corso, quindi nell’esempio, oltre che determinare il tasso provvisorio da applicarsi nell’anno 2012, il Ministero determina anche il tasso definitivo per l’anno 2011 sulla base dei valori Istat definitivi che si sono avuti nell’anno, visto che l’Istat comunica il tasso di inflazione ogni mese e avendo a conoscenza tutti e 12 i tassi dell’anno si può determinare con certezza il valore medio.
Questi adeguamenti all’inflazione sia per 2012 in via provvisoria, sia per il 2011 in maniera definitiva, determina nella prima rata di pensione dell’anno, la pensione di gennaio, sia un aumento della pensione dovuto alla rivalutazione Istat stabilita per il 2012, sia l’applicazione di un conguaglio su tutto il 2011.
Il conguaglio che il pensionato si troverà nella prima rata di pensione di gennaio può essere sia positivo che negativo. Se è positivo, quindi c’è un accredito di denaro aggiuntivo nella pensione, vuol dire che la variazione dell’inflazione stabilita in via definitiva è stata superiore (nell’esempio nel 2011) rispetto a quella provvisionale stabilita l’anno prima. Se al pensionato viene ridotta la rata di pensione vuol dire che la variazione definitiva del costo della vita e dell’inflazione è stata poi effettivamente inferiore (nell’esempio nel 2011) rispetto a quanto previsto in via provvisionale. Quindi di fatto si è percepito un aumento della pensione per tutto l’anno (nell’esempio il 2011) superiore a quanto poi effettivamente era l’aumento del costo della vita stabilito dall’Istat.
Il calcolo della rivalutazione nella pensione
Il tasso provvisorio di riferimento per l’anno 2012, come abbiamo già accennato, è pari al 2,6%. La relazione allegata al Decreto Legge n. 201 del 2011 invece stima per il 2013 un tasso dell’1,9%. Sulla base di questi valori, la pensione viene aumentata del 2,6%, ma vediamo quale è il calcolo e cosa cambia con il blocco per il 2012 e il 2013.
La rivalutazione della pensione viene applicata non in maniera fissa, cioè aumentando la rata di pensione attraverso il tasso stabilito dal Ministero (nel 2012 del 2,6%). L’applicazione della percentuale di perequazione viene applicata in maniera decrescente. Il criterio normalmente seguito è il seguente:
- Sulla quota di pensione il cui importo non è superiore a tre volte il trattamento minimo Inps, quindi fino a 1.405,05 euro lordi, viene applicato il tasso pieno nella misura del 100% (che per il 2012 è del 2,6%);
- Sulla quota di pensione il cui importo è superiore a tre volte (ma non a cinque volte) il trattamento minimo Inps, quindi per la quota oltre i 1.405,05 euro lordi, si applica il tasso ridotto nella misura del 10% (cioè il 90% di 2,6% per il 2012);
- Sulla quota di pensione il cui importo è superiore a cinque volte il trattamento minimo Inps, quindi per la quota oltre 2.341,75 euro, si applica un tasso ridotto nella misura del 25% (cioè il 75% di 2,6% per il 2012).
Quindi avremo avuto nel 2012 una percentuale di aumento del 2,6% per la quota di pensione fino a 1.405,05 lordi, poi per la quota di pensione tra i 1.405,05 euro lordi e i 2.341,75 euro lordi si applicava un tasso di aumento del 2,34% (90% di 2,6%) e, infine, per la quota oltre 2.341,75 euro si applicava un tasso di aumento della pensione del 1,95% (75% di 2,6%). Tutto ciò prendendo a riferimento il tasso provvisorio, da conguagliare poi nel gennaio del 2013 sulla base dei valori Istat mensili di tutti i mesi del 2012.
Il taglio agli aumenti per il 2012 e il 2013
Con la Manovra voluta dal Governo Monti è stato posto un limite alla perequazione delle pensioni appena descritto: la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici riconosciuta per gli anni 2012 e 2013 è applicata esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo INPS, nella misura del 100 per cento.
Esempio 2012. Tornando al calcolo di cui prima, essendo il trattamento minimo di pensione Inps dell’anno 2011 pari a 468,35 euro e il tasso di perequazione del 2,6%, avremo i seguenti aumenti sulla pensione, tenuto conto del taglio voluto dal governo:
- 2,6% sulla quota di pensione non superiore a 1.405,05 euro (100% della rivalutazione automatica);
- 0% sulla quota di pensione superiore a 1.405,05 euro.
Il taglio quindi è nello 0% che, come già detto, riguarda le pensioni superiori a 1.405,05 euro. Si vedranno azzerare l’aumento della pensione che doveva essere del 2,34% da 1.405,05 euro e fino a 2.341,75, e del 1,95% per la quota di pensione superiore a 2.341,75. Trattandosi di importi lordi, bisognerà tener conto dell’importo netto della rata di pensione percepito dal pensionato.
Le pensioni fino a 1.441,58 euro lordi. Il decreto ha introdotto anche una misura in più per le pensioni che si trovano sul limite di taglio. Per garantire omogeneità di trattamento, è stato stabilito che “per le pensioni di importo superiore a tre volte il trattamento minimo INPS e inferiore a tale limite incrementato della quota di rivalutazione automatica spettante ai sensi della presente comma, l'aumento di rivalutazione è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato”. Vuol dire che le pensioni che arrivano a 1.405,05 euro lordi ma non superano 1.441,58 euro lordi compreso la rivalutazione automatica avranno diritto al 2,6% di aumento per il 2012 e, più, in generale alla rivalutazione automatica. Il taglio con lo 0% di rivalutazione quindi riguarderà i trattamenti di pensione superiori a 1.441,58 euro.
L’aumento per le pensioni nel 2013. Tenuto conto che per l’anno 2013, l’importo del trattamento minimo di pensione che sarà deciso entro la fine del 2012 salirà del 2,6% per effetto della perequazione, avremo un importo di 480,52 euro al mese rispetto ai 468,35 euro di riferimento nel calcolo nel 2012. A quel punto l’importo tre volte superiore il trattamento minimo è pari a 1.441,56 euro. Siccome il tasso di inflazione previsto per il 2013 è dell’1,9%, la perequazione del 2013 dovrebbe essere la seguente:
- 1,9% sulla quota di pensione non superiore a 1.441,56 euro;
- 0% sulla quota eccedente 1.441,56 euro.
Analogamente, siccome c’è la misura a garanzia dell’omogeneità di trattamento, anche in questo caso le pensioni il cui importo è compreso tra 1.441,56 euro e i 1.468,94 euro comprensivi di rivalutazione, saranno rivalutati in modo da garantire un importo della rata di pensione pari a 1.468,94 euro lordi, applicando di fatto l’aumento di perequazione su queste pensioni.