Il Tfr in busta paga mensile, ovvero la QUIR “Quota integrativa della retribuzione” è stato richiesto da pochissimi lavoratori, lo 0,1% degli aventi diritto. Ad annunciare i primi dati e quindi il flop della misura è la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, la quale ha messo in rilievo la scarsa adesione dei lavoratori nei primi due mesi dall’entrata in vigore. In una intervista esclusiva, ai nostri microfoni il Presidente del Consiglio dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro Marina Calderone ha dichiarato senza mezzi termini: “E’ una penalizzazione”. Ed il riferimento è alla tassazione ordinaria applicata in luogo di quella separata, ma non solo.
Nel comunicato stampa diramato dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro è stato precisato che solo 567 lavoratori su 1 milione ha chiesto l’erogazione del TFR in busta paga mensile (elaborazione delle buste paga del mese di maggio 2015).
Nella nostra intervista esclusiva abbiamo chiesto alla Presidente Calderone di descriverci la misura, il TFR in busta paga chiamato QUIR (leggi qui la GUIDA AL TFR IN BUSTA PAGA): “I lavoratori potranno esercitare una scelta di far inserire nella busta paga il TFR maturato nel mese. La scelta è irreversibile fino al mese di giugno 2018. Possono scegliere tutti i lavoratori, anche quelli che fanno confluire il TFR al Fondo pensione. Il Governo ci ha scommesso molto per garantire ai lavoratori un entrata mensile superiore per le spese delle famiglie italiane”. La presidente sottolinea che “è una scelta volontaria del lavoratore”. E che “Il datore di lavoro non può obbligare il lavoratore a scegliere il pagamento del TFR in busta paga”. Per la scelta bisogna presentare un apposito modulo di richiesta.
Alla domanda relativamente alla scelta economica su quali sono i vantaggi e gli svantaggi del TFR in busta paga: “La QUIR a differenza del TFR anziché essere assoggettata a tassazione separata, sarà assoggettata in busta paga a tassazione ordinaria come la normale retribuzione del mese. E’ una penalizzazione che per i redditi inferiori sarà contenuta, ma per i redditi superiori viene applicata una tassazione più importante che rappresenta un sacrificio più importante per il lavoratore. Il sacrificio è di 50 euro in busta paga fino ad arrivare ad importi più consistenti. Quindi attenzione alla tassazione ordinaria anziché quella separata”.
E su chi ha il TFR destinato a fondo pensione: “Chi sceglierà di farsi liquidare il TFR in busta paga e in passato ha scelto di aderire ai fondi pensione ovviamente non avrà su quei fondi pensione le rivalutazioni che avrebbe avuto nel momento in cui il Fondo pensione avesse potuto investire quelle somme che arrivavano sul conto individuale del lavoratore. Chi interrompe il versamento al Fondo pensione fino al giugno del 2018, a fine del periodo, nel momento in cui cesserà l’attività lavorativa, l’importo che sarà corrisposto al lavoratore sarà sensibilmente più basso. Quel vantaggio che si ha mensilmente nell’acquisire il TFR in busta paga mensilmente costituirà una penalizzazione nel momento in cui finisce la propria carriera lavorativa.
Ecco il commento sui primi dati: “I Consulenti del Lavoro all'indomani dell'approvazione dell'operazione ‘Tfr in busta paga' avevano preventivato una scarsa adesione. Oggi ne abbiamo la conferma è il dato non ci stupisce", ha commentato la Presidente del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro Marina Calderone. "Questo insuccesso è l'ennesima dimostrazione che la politica ha spesso la percezione delle esigenze del mondo del lavoro ma non è in stretto contatto con chi parla tutti i giorni con lavoratori e imprese. La bontà del provvedimento è apprezzabile, ma non la sua struttura tecnica poiché la tassazione applicata a questa misura ne ha determinato il suo insuccesso fino ad oggi. I Consulenti del Lavoro gestiscono circa 8 milioni di rapporti di lavoro e sono come sempre, attraverso il Consiglio Nazionale che presiedo, a disposizione del Governo per studiare preventivamente e in corso d'opera qualsiasi misura vada ad impattare sul mondo del lavoro e dei lavoratori”.
Nell’intervista video arrivano anche i consigli ai lavoratori sulla scelta: “Bisogna fare una riflessione attenta, ossia se privilegiare il momento di necessità di liquidità per le esigenze domestiche oppure continuare a considerare il TFR come un incremento di retribuzione differita nel tempo ma che si avrà a fine rapporto. O, ancora meglio, un incremento della propria pensione per chi ha scelto di aderire ai fondi pensione. Soprattutto a quest’ultima ipotesi devono fare attenzione i giovani lavoratori che avranno il calcolo della pensione con il metodo contributivo. Il ritorno pensionistico potrebbe diventare del 50% dello stipendio e quindi la previdenza complementare è determinante per costruire una pensione che consente lo stesso tenore di vita”.
Il comunicato stampa dei Consulenti
“Su un campione di 1 milione di lavoratori, la scelta di liquidare il TFR in busta paga è stata effettuata solo da 567, ossia lo 0,0567%. E’ questo il risultato dell’adesione dei lavoratori registrata a quasi due mesi di vigenza dell’articolo 1, commi da 26 a 35 della legge 23 dicembre 2014, n.190 (Legge di Stabilità 2015). La norma è stata attuata dal DPCM 20 febbraio 2015 n.29 il quale è entrato in vigore il 3 aprile scorso.
I lavoratori dunque, a partire da questa ultima data, hanno avuto la possibilità di presentare la loro istanza per liquidare il proprio TFR in busta paga fino a giugno 2018. Tuttavia per espressa previsione del DPCM la liquidazione in busta paga del dipendente che ha fatto richiesta è ammessa a partire dal mese successivo a quello di presentazione dell’istanza: ossia a partire dal mese di maggio in corso. Proprio in questi giorni sono partite le elaborazioni degli stipendi del mese di maggio 2015 da parte dei Consulenti del Lavoro che interessano 7 milioni di dipendenti e oltre 1 milione di aziende. In questa prima fase sono stati analizzati i dati delle grandi aziende (che mediamente occupano più di 500 dipendenti) e nei prossimi giorni l’analisi si sposterà sulle micro imprese. Dopo questa prima fase di elaborazione di quasi 1 milione di stipendi il risultato sulla liquidazione in busta paga del TFR è il seguente: solo 567 lavoratori ossia lo 0,0567% dei lavoratori interessati ha scelto di liquidare il proprio TFR in busta paga”.