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La manovra economica bis colpisce i dipendenti statali

Tredicesima a rate, trattamento di fine rapporto congelato da 6 a 24 mesi per i lavoratori del pubblico impiego. Queste le misure che il Governo ha inserito nella Manovra-bis per il pareggio di bilancio. Ed è polemica con i sindacati.
A cura di Antonio Barbato
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pubblico impiego

Dopo la Manovra economica di metà luglio, è arrivata la Manovra-bis, l’ulteriore intervento del Governo per far fronte alla crisi economica. Infatti non è bastata la prima manovra del 15 luglio, è stato necessario emanare un secondo Decreto Legge, il n. 138 del 13 agosto 2011, con “ulteriori misure urgenti”. Tra le tante misure del Decreto, tra i numerosi interventi che, come dichiarato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, faranno “grondare sangue”, ci sono i sacrifici richiesti alle Amministrazioni dello Stato e, soprattutto, ai suoi dipendenti, gli statali.

Il pubblico impegno è stato oggetto negli ultimi mesi di numerosi interventi e dichiarazioni e dopo questa Manovra i sindacati parlano di “odio di classe”. In ogni caso, per l’obiettivo del pareggio di bilancio, il Governo ha chiesto un importante contributo al settore del pubblico impiego, soprattutto alle tasche dei dipendenti pubblici, oltre 3 milioni di persone. Vediamo gli interventi.

Tredicesima in ritardo e a rate

Una delle misure più discusse è quella prevista dal comma 7 dell’art. 1 del Decreto Legge n. 138. La Manovra economica ha fissato degli obiettivi da raggiungere per gli enti pubblici, soprattutto in termini di pareggio di bilancio. Per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche, come Comuni, Provincie, Regioni, enti locali in genere, Ministeri, che non raggiungeranno gli obiettivi di riduzione della spesa prefissati arriverà una sorta di punizione a fine anno: la tredicesima non sarà pagata nel periodo natalizio ma sarà pagata nell’anno successivo ed a rate. Come dire, non a Natale ma un po’ a Pasqua ed un po’ a Ferragosto dell’anno dopo. Vediamo l’approfondimento sulla tredicesima a rate per gli statali.

TFR dopo 6 mesi o 2 anni

La Manovra, all’art. 1 comma 22, ha introdotto un congelamento della liquidazione del trattamento di fine rapporto per i dipendenti del pubblico impiego che accedono al pensionamento. Coloro che andranno in pensione per dimissione o decadenza a seguito della maturazione dei requisiti di anzianità, riceveranno il TFR (o buonuscita) dopo ben 24 mesi. Mentre coloro che vanno in pensione per il raggiungimento dei limiti di età, il differimento è ora di 6 mesi. Per maggiori informazioni, vediamo l’approfondimento sul TFR degli statali congelato per 2 anni.

Trasferimenti liberi e addio al premio di carriera

Se il datore del pubblico impiego ritiene che sia utile ai fini della produzione, o per motivi tecnici e organizzativi, potrà trasferire un dipendente sia a tempo determinato che indeterminato. E nel trasferimento temporaneo è assicurata la neutralità finanziaria. E’ quanto previsto dalla Manovra. In pratica, un dipendente statale può essere trasferito dal suo capo altrove, ricoprire un ruolo superiore al proprio e non ricevere alcuna retribuzione aggiuntiva in busta paga. Nessuna indennità quindi. E per i dipendenti degli interni la mobilità può essere anche extra-regionale.

La Manovra poi introduce l’abolizione dei premi e delle promozioni nella Pubblica Amministrazione nella parte conclusiva della vita lavorativa del dipendente, cioè quando è prossimo alla pensione. In questo modo si vietano i premi di carriera, che aumentano l’importo della pensione erogata pochi mesi dopo, al momento dell’accesso al pensionamento.

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