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Opinioni

Possibile donare le ferie ad un collega in difficoltà, ma voi lo fareste?

Nel Jobs Act il Governo Renzi ha introdotto una norma che consente di donare le ferie (e i riposi) ad un collega in difficoltà, che abbia un figlio minore gravemente malato, che necessità di cure costanti. Ma per solidarietà tra colleghi voi rinuncereste realmente alle vostre ferie?
A cura di Antonio Barbato
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solidarietà tra colleghi

Nei luoghi di lavoro ognuno di noi coltiva dei rapporti umani. Essere colleghi significa molto spesso essere una squadra, soprattutto se si lavora insieme nello svolgimento della stessa mansione o di mansioni in coordinamento tra loro. Ma fino a che punto ciò si trasforma in vera solidarietà tra colleghi? E se vi chiedessero di donare ferie ad un collega in difficoltà, voi lo fareste?

Non si tratta di una domanda campata in aria, è proprio una possibilità concessa dalla legge, dal Jobs Act: la cessione delle ferie per motivi di solidarietà. 

Certo, non sempre si va d’accordo con i colleghi. Quando si tratta di decidere il periodo feriale, ognuno fa la propria richiesta ferie al datore di lavoro, il quale poi compila il proprio calendario di assenze da lavoro programmate dei propri dipendenti (e la relativa turnazione ferie). Agosto è un mese ambito per le ferie estive: c’è chi preferisce luglio o settembre, consentendo a colleghi di andare in ferie ad agosto; E c’è chi invece non rinuncerebbe mai alle proprie ferie nelle due settimane di ferragosto. E rinunciare ad alcuni giorni di ferie per donazione?

Parlando degli aspetti (positivi) della solidarietà tra colleghi, c’è da sottolineare che tra i turnisti (si pensi agli autisti, ma anche gli infermieri), è prassi consolidata fare cambio turno tra colleghi, laddove è possibile e non incide sulla prestazione di lavoro da garantire al datore di lavoro. Ma questa è appunto prassi.

Per quanto riguarda le normative di legge, invece, la solidarietà tra colleghi nel mondo del lavoro è stata finora possibile solo per motivazioni legate alla crisi aziendale. Esiste nella normativa italiana il contratto di solidarietà, con il quale i lavoratori accettano di ridurre il proprio orario di lavoro (e stipendio) onde evitare il licenziamento di alcuni di loro (cosiddetto contratto di solidarietà difensivo, che ora è parte integrante della cassa integrazione guadagni) oppure per consentire nuove assunzioni (contratto di solidarietà espansivo, finora poco utilizzato). In entrambi i casi più di “unione fa la forza”, tra colleghi generalmente scattato feroci litigi per salvaguardare il posto di lavoro.

Dal 24 settembre 2015, c’è ora questa opportunità in più visto che la legge italiana, con il Decreto Semplificazioni del Jobs Act (D. Lgs. n. 151/2015), ha introdotto un altro grande strumento di solidarietà tra colleghi: la possibilità di cessione ferie e riposi ai colleghi.

La norma, della quale potete leggere tutte le informazioni a questo link, prevede che un lavoratore possa cedere gratuitamente al collega alcuni giorni di ferie per consentire al collega di “assistere i figli minori che per particolari condizioni di salute necessitano di cure costanti”. E’ quindi possibile rinunciare a delle ferie e contribuire ad una sorta di meccanismo di ferie solidali per una grande finalità: aiutare un collega con un figlio malato.

Oltre alle ferie, il lavoratore può rinunciare anche a dei riposi, aldilà del riposo settimanale e del riposo giornaliero, che sono obbligatori per legge. La relazione allegata alla legge stabilisce proprio che la cessione può avvenire “nei confronti di un collega che svolge mansioni di pari livello e categoria”. Come dire: l’autista può cedere le ferie al proprio collega autista, l’infermiere ad un altor infermiere, l’operaio ad un altro operaio, ecc.

A questo punto la domanda ve la ripetiamo: A fronte di un esigenza di un collega con figlio malato, voi cedereste lui le vostre ferie?

L’esempio giusto arriva dalla Francia, dove la legge esiste da tempo, e dove un lavoratore ha ricevuto ben 350 giorni di ferie pagate dai colleghi in modo che possa assistere la figlia, gravemente malata, dopo un’operazione. Un grosso esempio di ferie solidali.

C’è da dire, dall’altro lato, che le ferie maturate in un anno (generalmente 26 giorni), a volte non bastano per le esigenze familiari di un lavoratore, soprattutto se per esigenze del datore di lavoro si accumulano delle ferie non godute. E allora per questo è proprio interessante sapere cosa ne pensate di questa nuova legge sulle ferie solidali e fino a che punto, se vi capitasse l’occasione (ahinoi brutta per il collega), sareste in grado di spingervi col numero di giorni di ferie da donare. Sempre se volete cederle ovviamente.

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Giornalista dal 2016 e consulente del lavoro, sono caposervizio dell'area Job. Scrivo di lavoro, fisco e previdenza.
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