Stipendi degli statali: tredicesima a rate se l’amministrazione fallisce gli obiettivi
Un Natale senza i soldi della tredicesima, è questa la “punizione” che il Governo ha pronta per i dipendenti statali delle amministrazioni che non otterranno gli obiettivi di risparmio e di pareggio di bilancio prefissati dalla Manovra economica. E non importerà se l’impegno c’è e quello di colleghi meno, oppure se si è particolarmente attenti a non sprecare le risorse del proprio ente pubblico di cui si è dipendenti: se il risultato prefissato dalla manovra economica non arriva, le tredicesime mensilità di tutti i dipendenti non saranno pagate come di consuetudine nel periodo natalizio, ma saranno posticipate all’anno successivo e pagate anche a rate. Tale misura riguarda tutte le amministrazioni pubbliche, come Ministeri, Comuni, Provincie, Regioni, enti locali in genere ed anche i Ministeri. Chi non riduce la spesa, paga il conto del mancato obiettivo.
La tredicesima in ritardo nella Manovra economica
Il comma 7 dell’art.1 del Decreto Legge n. 138 del 13 agosto 2011 recita così:
Nella ipotesi prevista dal primo periodo del presente comma (pareggio di bilancio, n.d.r.) ovvero nel caso in cui non siano assicurati gli obiettivi di risparmio stabiliti ai sensi del comma 2, con le modalità previste dal citato primo periodo può essere disposto, nel rispetto degli equilibri di bilancio pluriennale, il differimento, senza interessi, del pagamento della tredicesima mensilità dovuta ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 comma 2 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in tre rate annuali posticipate. Con un decreto di natura non regolamentare del ministro dell’Economia e delle finanze stabilirà la disposizioni tecniche per l’attuazione del presente comma.
Quindi per i dipendenti statali ci sarà il pagamento della tredicesima mensilità in maniera differita e senza interessi. E il tutto avverrà in tre rate (probabilmente entro l’anno successivo alla maturazione). Come dire, la tredicesima non a Natale ma magari un po’ a Pasqua ed un po’ a Ferragosto. Per lo stato si tratta di una sorta di clausola di salvaguardia che si riserva di applicare nel caso in cui le amministrazioni statali non taglino le spese come fissato dagli obiettivi di pareggio di bilancio della Manovra.
Ma il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, assicura che il rischio dello slittamento è remoto “è solo un criterio di prudenza” in quanto “i Ministeri faranno i tagli”. E allora il comma 7 dell’art. 1 va interpretato probabilmente come un “incentivo” del Governo ai dipendenti statali affinché lavorino anche per gli obiettivi economici della Manovra.
Resta il fatto che tale misura potrebbe incidere molto negativamente sull’economia delle famiglie dei dipendenti statali coinvolti e, soprattutto, resta il fatto che per i lavoratori statali ci sono altre misure nella Manovra, la più importante delle quali arriva per gli statali che vanno in pensione dal 2012: il pagamento del Tfr dopo 2 anni.