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Lavoro domestico: non è dovuto il contributo di licenziamento Aspi

Le famiglie che licenziano colf, badanti, baby sitter nel 2013 non sono tenute al versamento del contributo aggiuntivo di licenziamento del 50% a finanziamento dell’Aspi, Assicurazione sociale per l’Impiego. Lo chiarisce l’Inps in una circolare, che definisce il lavoro domestico come peculiare. Il contributo è dovuto solo dalle imprese. Resta a carico invece il contributo aggiuntivo per i contratti a termine.
A cura di Antonio Barbato
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Il contributo di licenziamento del 50% dell’Aspi non è dovuto dalle famiglie, ma solo dalle imprese. E’ questa l’interpretazione data dal Ministero del lavoro e dall’Inps in merito all’art. 31, comma 2 della legge Fornero n. 92 del 2012 che ha introdotto il finanziamento dell’Aspi attraverso un contributo legato ai licenziamenti, o per meglio dire, a tutte le risoluzioni del rapporto diverse dalla dimissioni. Ora è ufficiale: le famiglie non devono pagare questo contributo.

Si chiude così una polemica, nata dopo la reazione delle associazioni di categoria che protestavano contro il possibile contributo di 1.500 da pagare per le famiglie che procedessero ad un licenziamento di un lavoratore colf, badante, baby sitter. Vediamo l’articolo che parlava del problema: il contributo di licenziamento dovuto dalle famiglie.

La circolare n. 25 dell’8 febbraio 2013 pubblicata dall’Inps, riguardante la comunicazione relativa all’importo dei contributi dovuti per l’anno 2013 per i lavoratori domestici, conferma ufficialmente quanto trapelava dal Ministero del lavoro.

L’ente previdenziale recita: “Relativamente al contributo dovuto in caso di interruzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato previsto al comma 31, art. 2, legge 28 giugno 2012, n. 92, come modificato dal comma 250, art. 1, legge 24 dicembre 2012, n. 228, si ritiene che lo stesso non sia applicabile al rapporto di lavoro domestico, attese le peculiarità di quest’ultimo”.

La motivazione è quindi la “peculiarità del lavoro domestico”. In effetti trattasi di una tipologia di contratti di lavoro peculiare, particolare, con il datore di lavoro rappresentato da una famiglia e non da un’impresa. Anche gli obblighi relativi alla gestione del rapporto di lavoro sono diversi per i contratti nel lavoro domestico, così come la gestione della contribuzione previdenziale dovuta. Certo è che il dietrofront contenuto in questa interpretazione pone rimedio ad un profilo di incertezza creato dalla legge Fornero stessa, la quale non aveva escluso il lavoro domestico dalla normativa relativa al contributo di licenziamento.

In cosa consiste il contributo di licenziamento. Si tratta di una bella cifra da pagare, almeno per una famiglia. La cifra è pari al 50% dell’Aspi percepita per il primo mese dal lavoratore. E la misura del 50% è dovute per ogni 12 mesi di rapporto di lavoro e con il limite massimo di 3 anni. In sostanza si trattava di dover il 50% dell’importo mensile Aspi per ogni anno di rapporto di lavoro con il lavoratore licenziato. Quindi se il lavoratore svolgeva il ruolo di colf, o badante, o baby sitter, da tre anni, di fatto il contributo era dovuto per una cifra pari al 150% della prima mensilità Aspi spettante a lavoratore. Mensilità calcolata sulla base delle retribuzioni percepite dallo stesso. Per maggiori informazioni vediamo il calcolo contributo di licenziamento Aspi. 

Dovuto invece il contributo aggiuntivo dell’1,4% per i contratti a termine. Se il lavoro domestico non rientra tra i destinatari del contributo di licenziamento, dall’altro lato i contratti non a tempo indeterminato stipulati nel lavoro domestico obbligano il datore di lavoro al versamento del contributo aggiuntivo dell’1,4%, sempre a finanziamento dell’Aspi. Quindi i contratti a termine stipulati nel lavoro domestico costano un po’ di più alle famiglie, ossia un’aliquota dell’1,4% in più. Come per tutti gli altri settori. E l’Inps ha recentemente pubblicato una circolare dove indica quali sono le aliquote contributive maggiorate che le famiglie devono pagare. Per maggiori informazioni vediamo i contributi 2013 per colf e badanti.

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