Pensioni d’oro: quali sono e a chi toccherebbero i tagli proposti da Di Maio
Nel contratto di Governo è previsto il taglio delle pensioni d’oro superiori a 5.000 euro netti al mese non giustificate dai contributi versati. Il Ministro Di Maio ha annunciato l’abolizione delle pensioni d’oro con tetto di 4.000/5.000 euro. E’ importante quindi capire le pensioni d’oro quali sono e quali cittadini pensionati subiranno un eventuale taglio, anche perché l'annuncio di Governo sembra orientarsi verso le quote di pensione calcolate con il sistema retributivo, rispetto al sistema contributivo che è naturalmente legato ai contributi versati, che secondo Di Maio danno diritto legittimamente alla pensione percepita.
Il taglio per recuperare la spesa per l'aumento delle pensioni minime dovrebbe infatti riguardare solo coloro che percepiscono pensioni non giustificate dai contributi versati. Si tratta di un annuncio importante ma che si trascina con sé una serie di dubbi, soprattutto in termini di parametri di riferimento quali la pensione netta, il sistema retributivo, il sistema contributivo e il calcolo della pensione secondo la legge italiana.
Vediamo quali sono le pensioni d’oro secondo il contratto di Governo Di Maio Salvini, come funziona il sistema di calcolo della pensione, a quanto ammonta come pensione lorda una pensione netta mensile di 5.000 euro e soprattutto chi subirà i tagli.
Pensioni d’oro: cosa prevede il contratto M5S-Lega
Il contratto di Governo Conte al punto 26 del programma contiene i “TAGLI DEI COSTI DELLA POLITICA, DEI COSTI DELLE ISTITUZIONI E DELLE PENSIONI D’ORO”. E nella breve descrizione viene annunciata un’azione di Governo per la riduzione della spesa, tagliando i costi della politica, delle istituzioni, delle auto blu, degli aerei ma anche delle pensioni d’oro, che vengono definite quelle superiori a 5.000 euro netti.
Ecco il contenuto del programma di Governo sui tagli: “Riteniamo doveroso intervenire nelle sedi di competenza per tagliare i costi della politica e delle istituzioni, eliminando gli eccessi e i privilegi. Occorre ricondurre il sistema previdenziale (dei vitalizi o pensionistico) dei parlamentari, dei consiglieri regionali e di tutti i componenti e i dipendenti degli organi costituzionali al sistema previdenziale vigente per tutti i cittadini, anche per il passato.
Occorre razionalizzare l’utilizzo delle auto blu e degli aerei di Stato, oltre che l’utilizzo dei servizi di scorta personale. Per una maggiore equità sociale riteniamo altresì necessario un intervento finalizzato al taglio delle cd. pensioni d’oro (superiori ai 5.000,00 euro netti mensili) non giustificate dai contributi versati”.
Pensioni d’oro: quali sono
Chiaramente la dicitura pensioni d’oro non esiste. O meglio, non esistono parametri oggettivi per definire una pensione come d’oro o comunque una pensione come totalmente o parzialmente immeritata.
Alla domanda: quali sono le pensioni d’oro annunciate dal Ministro del Lavoro Di Maio la risposta non può essere che riferirsi alle dichiarazioni del capo del Movimento 5 Stelle e al contratto di Governo.
Di Maio nel fare riferimento alle pensioni d’oro in un post su FB ha annunciato di voler restituire le pensioni minime a 3 milioni d’italiani attingendo le risorse da circa 1 miliardo di euro risparmiato sulle pensioni d’oro.
Di Maio annuncia le seguenti parole: “chi si merita pensioni alte per avere versato i giusti contributi ne ha tutto il diritto, ma quest'estate per i nababbi a spese dello Stato sarà diversa. Vogliamo finalmente abolire le pensioni d'oro che per legge avranno un tetto di 4.000 / 5.000 euro per tutti quelli che non hanno versato una quota di contributi che dia diritto a un importo così alto. E cambiano le cose in meglio anche per chi prende la pensione minima, perché grazie al miliardo che risparmieremo potremo aumentare le pensioni minime”.
Pensioni d’oro: chi subirà i tagli
Come abbiamo visto, il parametro di riferimento annunciato da Di Maio per definire pensioni d’oro è quello di una pensione da 4.000-5000 euro. Nel contratto di Governo invece si parla di pensioni superiori a 5.000 euro netti. Quindi vi è un’incertezza sul taglio, se avverrà sopra i 4.000 euro oppure sopra i 5.000 euro come annunciato nel contratto di Governo.
Ma alcune certezze ci sono:
- si parla di tagli oltre una pensione netta superiore a 4.000-5.000 euro;
- Non vi sarà un’abolizione delle pensioni d’oro ma un taglio dell’importo netto percepito;
- Il taglio della pensione riguarderà solo coloro che hanno una pensione non giustificata dai contributi versati.
Sono precisazioni e paletti non da poco, che potrebbero drasticamente limitare la platea dei pensionati con pensioni alte che poi rientreranno effettivamente tra coloro che sono considerati pensionati da pensioni d’oro e che quindi subiranno il taglio del netto di pensione mensile percepito.
A quanto ammonta una pensione d’oro al lordo. Laddove il Governo annuncia il taglio della parte della pensione superiore a 5.000 euro netti, si intende che verrà ridotto l’incasso pensionistico lordo parametrandolo a quella cifra netta.
Quindi andrebbe calcolato il lordo considerando che tali pensioni subiscono un prelievo fiscale (imposta Irpef) abbastanza elevato, atteso che in Italia le aliquote Irpef per redditi superiori a 55 mila euro è del 41% e superiori a 75.000 euro è del 43%.
Un pensionato per avere 5.000 euro netti al mese per 13 mensilità, quindi un netto in tasca di 65.000 euro, deve avere un imponibile fiscale superiore sicuramente ai 100.000 euro.
Laddove l’importo pensionistico annuo percepito supererà i 65.000 euro netti in tasca annui (5 mila euro netti al mese per tredici mensilità) allora il Governo annuncia il taglio, ma solo della parte eccedente. Quindi non si tratta di una abolizione delle pensioni d’oro, ma di una riduzione delle pensioni per una quota. Ma occorre verificare quando ciò avverrà e se avverrà.
Il taglio riguarderà solo chi non ha una pensione giustificata dai contributi versati. Il Governo però annuncia un altro paletto valutativo, che è quello annunciato da Di Maio in questo modo “Vogliamo finalmente abolire le pensioni d'oro che per legge avranno un tetto di 4.000 / 5.000 euro per tutti quelli che non hanno versato una quota di contributi che dia diritto a un importo così alto” e confermato nel contratto di Governo laddove annuncia il “taglio delle cd. pensioni d’oro (superiori ai 5.000,00 euro netti mensili) non giustificate dai contributi versati”.
Pertanto non tutti coloro che hanno una pensione netta mensile superiore a 5.000 euro subiranno il taglio, o meglio non tutti subiranno il taglio totale della quota di pensione eccedente i 5.000 euro.
Pensioni d’oro e il parametro dei contributi versati
Veniamo al difficile.
Sono considerate pensioni d’oro quelle superiori a 5.000 euro netti non giustificate dai contributi versati. E’ una precisazione molto importante, anche a livello di contenzioso previdenziale. Se è vero che esistono delle pensioni alte in Italia, è anche vero che tali pensioni sono state riconosciute in basi alle leggi italiane, in base ai contributi versati o comunque in base al sistema di calcolo legale della pensione. E quindi la maggior parte sono assolutamente legittime.
Fino al 1995 in Italia esisteva il calcolo della pensione con il sistema retributivo, che quindi non teneva conto dell’effettivo ammontare dei contributi versati. La conseguenza è che le pensioni calcolate con il sistema interamente retributivo (secondo la legge italiana è bene sottolinearlo) sono più alte in termini di trattamento economico rispetto all’ammontare dei contributi versati.
Accedono al calcolo della pensione interamente retributiva solo coloro che hanno almeno 18 anni di contributi versati entro il 31 dicembre 1995. Per tutti gli altri è scattato il sistema misto, quindi retributivo per la parte dei contributi ante 1995 e contributivo per gli anni successivi.
Il calcolo con il sistema contributivo è invece il calcolo che è parametrato ai contributi versati. E tale calcolo di pensione è operativo pienamente per coloro che versano i contributi avendo iniziato a lavorare dopo il 1995. Dal 2012, poi, anche coloro che sono nel sistema retributivo si vedranno calcolare la pensione per gli anni di lavoro dal 2012 in poi con il sistema contributivo (quindi anche qui una specie di sistema misto). Il passaggio dal sistema retributivo al contributivo è quindi avvenuto definitivamente dal 2012.
E’ stato calcolato che le pensioni che sono attualmente in pagamento hanno un valore finanziario superiore del 20-25% rispetto al valore dei contributi versati durante la loro vita lavorativa dai percettori pensione.
In altre parole, vi sono tantissimi pensionati, aldilà dell’importo pensionistico percepito superiore a 5.000 euro netti o meno, che percepiscono una pensione più alta di quella “meritata” se il parametro di riferimento, come citato da Di Maio e dal contratto di Governo, è l’entità dei contributi versati.
Si può ipotizzare che sia ritenuto non giustificato o come pensione d’oro la parte della pensione percepita con il sistema retributivo, perché non collegata direttamente ai contributi versati? E poi quale taglio sarebbe legittimo secondo la legge, la parte che è pari alla differenza tra l’importo percepito calcolato la pensione o quota di pensione con il sistema retributivo rispetto allo stesso calcolo pensionistico, in termini di anni di contributi, ma parametrato con il meno favorevole sistema contributivo?
In ogni caso c’è da pensare che non verranno mai tagliate interamente le quote di pensione percepite oltre 5.000 euro netti. Anche perché coloro che hanno in godimento pensioni così alte, in maniera totale o comunque parziale (contributi versati), hanno diritto al trattamento pensionistico, anche se più alto di 5.000 euro netti. Perché esiste anche il legittimo diritto di percepire la pensione dopo aver versato i contributi, confermato anche dal contratto di Governo.
E in realtà esisterebbe anche il legittimo diritto di percepire la pensione con il sistema retributivo, atteso che era ed è stato un diritto acquisito, un calcolo di pensione in vigore all’atto del pensionamento.
C’è poi da segnare una ulteriore circostanza che potrebbe ridurre drasticamente, a meno che non vi siano decisioni clamorose, la platea dei destinatari dei tagli di pensione. Il sistema di calcolo delle pensioni prevede dei rendimenti decrescenti sulle contribuzioni più elevate. Pertanto, il gap della maggiore pensione percepita con il sistema retributivo (in tutto o in parte) rispetto al sistema contributivo si riduce drasticamente all’aumentare della contribuzione e della pensione percepita.
Lo squilibrio tra pensione percepita e contributi versati si riduce all’aumentare della contribuzione e in riferimento alle pensioni più alte. Lo stesso squilibrio, e questo potrebbe essere un target del Governo sul taglio delle pensioni d’oro, aumenta quando il riferimento è legato alla speranza di vita, ossia al numero di anni di percezione della pensione.
La longevità dei pensionati porta in deficit i conti dell’Inps nel rapporto tra ammontare delle pensioni erogate nel corso degli anni di godimento, rispetto ai contributi effettivamente versati. Squilibrio che si acuisce, in maniera però naturale, se si parla di pensioni indirette o di reversibilità, che ovviamente sono erogate ai familiari di pensionati defunti o lavoratori morti prima di andare in pensione.
Quanti sono i pensionati d’oro
In ogni caso, nel 2017, secondo l'Osservatorio sui flussi di pensionamento dell'Inps, le liquidazioni di pensioni sopra i 3.000 euro sono aumentate da 16 mila a 20 mila. La platea dei beneficiari di redditi di pensione sopra i 5.000 euro, considerando come tali (ossia redditi da pensione) tutti i redditi certificati dall’Inps quindi anche le ipotesi di cumulo con pensioni di reversibilità, è di circa 30 mila soggetti. Ma tali pensionati non verrebbero toccati perché nessuna delle due prestazioni supera i 5.000 euro netti.
I beneficiari del trattamento pensionistico superiore a 5.000 euro netti sono da ritenersi poche migliaia di persone e se il riferimento annunciato è quello di un taglio delle pensioni solo per coloro che non hanno la pensione giustificata dai contributi versati, c’è da pensare che l’effettivo taglio, o recupero sulle pensioni d’oro, in termini monetari non supererà qualche centinaio di milioni di euro. Che non basteranno per aumentare le pensioni minime.