TFR in busta paga ogni mese: l’anticipo conviene al lavoratore?
Tra gli obiettivi del Governo Renzi c’è sicuramente il rilancio dei consumi o comunque permettere agli italiani di ricevere delle buste paga con un netto in tasca più alto. In questa ottica dal mese di maggio è stato lanciato il famoso Bonus di 80 euro di Renzi, ossia 80 euro al mese in più nelle buste paga degli italiani che hanno un reddito inferiore a 24.000 euro.
E’ di questi giorni un’altra intenzione di Governo: quella di far pagare ai lavoratori il TFR in busta paga ogni mese. Ma questo anticipo, questa vera e propria anticipazione del TFR conviene al lavoratore? Proviamo a ragionare su cosa è il TFR (trattamento di fine rapporto), su come si calcola, su quanto ammonta l’incasso mensile in caso di anticipo e quali sono i riflessi possibili sui datori di lavoro.
La prima cosa da dire che l’intenzione è quella di concedere un anticipo di TFR nelle buste paga mensilmente a partire da gennaio 2015. Quindi dal prossimo anno quel trattamento che si percepisce a fine rapporto, viene di fatto percepito ogni mese. E si aggiungerebbe agli 80 euro di Renzi. E su questo fa leva il Governo, su questi possibili quasi 200 euro in più in busta paga. Resta da chiarire se l'anticipo è del TFR totale o solo il 50%.
Aldilà dei problemi che potrebbe avere il datore di lavoro come liquidità, per il lavoratore il TFR in busta paga ogni mese conviene? Vediamo di dare delle risposte.
Cosa è il TFR. Il trattamento di fine rapporto è una retribuzione differita. Viene chiamata anche liquidazione o buonuscita. Si tratta quindi di un ulteriore elemento della retribuzione che a differenza dello stipendio mensile, della retribuzione normalmente percepita, non è incassato mensilmente ma la sua erogazione da parte del datore di lavoro avviene a conclusione del rapporto di lavoro. Questo però significa che è già una titolarità del lavoratore, è già un diritto in suo possesso, è già una retribuzione del lavoratore. Quindi in teoria non è né un regalo del Governo, né un regalo dei datori di lavoro, il cosiddetto “TFR in busta paga mensile” di cui si parla.
L’anticipazione del TFR secondo la legge: ecco quando può essere richiesta. Secondo la normativa attualmente in vigore, i lavoratori dipendenti con almeno 8 anni di servizio possono chiedere al datore di lavoro un anticipazione del trattamento di fine rapporto fino al 70% nei seguenti casi: spese sanitarie per terapie e interventi straordinari; acquisto della prima casa, anche per i figli; astensione facoltativa per maternità; congedi per la formazione. Necessaria una richiesta, per informazioni vediamo l’anticipazione del TFR.
Calcolo del TFR in busta paga mensile. Nelle buste paga alcuni elementi della retribuzione formano l’imponibile TFR. Sulla somma degli imponibili TFR mensili, quindi sull’imponibile TFR annuale, si calcola il TFR dividendo l’importo per 13,5. Quindi il TFR è pari più o meno allo stipendio lordo mensile diviso 13,5. Per avere un’idea, nel caso fosse concesso il TFR in busta paga mensilmente in misura piena (per il 50% bisogna dividere a metà le cifre di cui sotto):
- chi ha un lordo in busta paga di 1.300 euro mensili, avrà diritto a circa 96 euro di TFR in busta paga mensile da gennaio 2015;
- chi ha un lordo in busta paga di 1.500 euro mensili, avrà diritto a circa 111 euro di TFR in busta paga mensile da gennaio 2015;
- Chi ha 2.000 euro di lordo mensile, avrà diritto a circa 148 euro di TFR in busta paga mensilmente.
Bisogna considerare che il TFR spettante è pari al 7,40% dello stipendio lordo, nella parte imponibile ai fini TFR. Perché non tutte le voci in busta paga sono utili ai fini del calcolo TFR, vedi in alcuni casi il lavoro straordinario che è escluso, come le indennità che non hanno carattere fisso e continuativo.
Voci della busta paga utili per il TFR. La retribuzione presa in considerazione per il calcolo del TFR comprende tutte le somme corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro, a titolo non occasionale e con esclusione di quanto è corrisposto a titolo di rimborso spese. Per maggiori informazioni, vediamo TFR in busta paga: le voci utili per il calcolo del trattamento di fine rapporto.
Il TFR in busta paga è lordo o netto? Il trattamento di fine rapporto calcolato sull’imponibile TFR in busta paga è a lordo delle ritenute Irpef. Quindi su di esso va applicata la tassazione. E su questo ci sono dei dubbi da chiarire da parte del Governo, se ha intenzione di erogare il TFR in busta paga mensile.
I dubbi sulla tassazione TFR: quale aliquota verrà applicata ai lavoratori?
Una delle cose da chiarire, se al lavoratore viene erogato il TFR in busta paga mensile da gennaio 2015, e quindi teoricamente questo emolumento si aggiunge agli altri già percepiti, in che modo il Governo intende tassare mensilmente queste voci a titolo di TFR. Se si applica la normale tassazione Irpef sulle somme percepite in busta paga, il lavoratore su quelle somme percepite a titolo di TFR in busta paga mensile pagherà l’aliquota Irpef più alta. Il lavoratore ci perde?
La tassazione del TFR, quello erogato a fine rapporto, è una tassazione separata, ossia calcolata sulla media di più anni. Per le quote di TFR dopo il 31 dicembre 2000 infatti, la tassazione tiene conto dell’importo del TFR lordo maturato, che viene diviso per gli anni di riferimento (gli anni di lavoro) e moltiplicato per 12.
In questo modo si ha un reddito di riferimento sul quale applicare però un’aliquota media, non l’aliquota più alta. Nella maggior parte dei casi tale aliquota è del 23%. L’Agenzia delle Entrate poi fa il ricalcolo ed eventualmente richiede le differenze dovute al lavoratore.
Aldilà del complesso calcolo della tassazione del TFR attualmente in vigore, ciò che il Governo deve chiarire come intende calcolare la tassazione sul TFR in busta paga mensile, in quanto se questo ulteriore “reddito” si aggiunge a quello già percepito, il lavoratore paga l’aliquota Irpef più alta, in riferimento al suo reddito presunto annuo.
Se il lavoratore già percepisce 20.000 euro di reddito (1.538 euro lordi al mese), aggiungendo il 7,40% come ulteriore reddito come TFR mensile in busta paga (1.481 euro circa annui, 123,45 euro al mese in più, sempre lordi), su questi soldi in più ricevuti a titolo di TFR ci paga l’aliquota Irpef corrispondente, ossia il 27%. Perché i 20.000 euro annui diventano 21.481 euro.
L’aliquota Irpef dopo i 15.000 euro di reddito (imponibile Irpef) infatti è del 27%, aliquota che sale al 38% oltre i 28.000 euro di reddito annuo. Ed anche le detrazioni fiscali per lavoro dipendente dipendono dal reddito percepito nella mensilità, o comunque dal reddito annuo presunto. Quindi potrebbero variare in diminuzione.
Erogare il TFR in busta paga mensilmente, ma lasciando la normale tassazione Irpef per queste cifre percepite a titolo di TFR, potrebbe portare ad una tassazione più elevata subita dal lavoratore sulle somme percepite a titolo di TFR in busta paga mensile. Una tassazione più elevata rispetto all’attuale TFR percepito alla fine del rapporto di lavoro, tassato con aliquota della tassazione separata sulla media di più anni.
I dubbi sulla rivalutazione ISTAT: i lavoratori ci perdono?
Ulteriori dubbi sulla rivalutazione del TFR: secondo il sistema attuale di calcolo del TFR, l’importo del TFR annualmente spettante, calcolato come già detto, dividendo l’imponibile TFR annuale per 13,5, viene aggiunto al TFR già accantonato l’anno precedente. E quest’ultimo, tenuto accantonato dal datore di lavoro, va annualmente rivalutato. Il lavoratore ha diritto quindi ad un aumento di questa somma accantonata.
Il TFR infatti, con esclusione della quota maturata nell'anno di competenza, è incrementato su base composta, al 31 dicembre di ogni anno, con l'applicazione di un tasso costituito dall' 1,5% in misura fissa e dal 75% dell'aumento dell'indice dei prezzi al consumo per operai e impiegati, accertato dall'ISTAT rispetto al mese di dicembre dell'anno precedente.
Questo vuol dire che il TFR maturato per tutto l’anno 2015, poi calcolato a dicembre 2016, secondo la normativa attuale che prevede l’accontamento del TFR e non l’erogazione mensile anticipata in busta paga, sarà rivalutato sulla base degli indici ISTAT.
A titolo di esempio: Attualmente una quota annuale di TFR di 1.000 euro dell’anno 2012, rivalutato al 31/12/2013 secondo gli indici ISTAT per circa l’1,92%, diventa 1.019 euro. Quindi 19 euro di rivalutazione, che poi deve essere soggetta ad imposta sostitutiva dell’11%.
Se il TFR viene invece erogato in busta paga bisogna capire se il lavoratore non perde la rivalutazione ISTAT, che nel corso degli anni diventa una cifra importante in più che aumenta il TFR spettante. Certo, a fronte di una rinuncia all’incasso immediato in busta paga.
Considerazioni finali
L’erogazione del TFR mensilmente può essere una buona possibilità per i lavoratori per ottenere da subito quell’emolumento che normalmente lasciano alle aziende. Negli ultimi anni lasciare il TFR accantonato presso il datore di lavoro è diventato un rischio, sempre più contenziosi comprendono la mancata corresponsione del TFR da parte del datore di lavoro, a fine rapporto.
Sicuramente per quei lavoratori con un rapporto di lavoro non stabile, può convenire l’incasso del TFR in ogni busta paga, mentre per quei lavoratori che hanno un rapporto di lavoro stabile, sicuro, quell’accantonamento annuale, che si rivaluta ogni anno sulla base degli indici di rivalutazione ISTAT, può essere un ottima cifra da incassare alla fine della propria carriera lavorativa presso l’azienda oppure prima di andare in pensione.
Sui dubbi espressi, è necessario capire operativamente come il Governo intende comportarsi in merito alla tassazione e alla rivalutazione del TFR.
Una cosa è certa: il trattamento di fine rapporto è già una retribuzione di diritto del lavoratore, non è un aiuto del Governo.